I media hanno dato parecchio risalto a questo subtweet politico del 25 luglio 2014:
Riforme: dice Grillo che il nostro è un colpo di stato. Caro Beppe: si dice sole. Il tuo è un colpo di sole! #noalibi #sidicesole
— Matteo Renzi (@matteorenzi) July 25, 2014
Subtweet è un neologismo inglese che descrive un tweet che fa riferimento a un altro utente di Twitter senza però menzionarlo (o chiocciolarlo), e cioè senza includere il suo identificativo / nome utente (in inglese handle o username): nell’esempio Grillo anziché l’identificativo @beppe_grillo. In questo modo la persona oggetto del commento non riceve la notifica che c’è un tweet che la riguarda.
C’è però chi dà un’interpretazione più restrittiva e descrive come subtweet solo quelli in cui il riferimento alla persona in discussione non è esplicito (come potrebbe essere l’alternativa Dice che è un #ColpoDiStato, ma il suo è un colpo di sole, senza fare alcun nome, sapendo che chi segue le cronache politiche capisce comunque di chi si tratta). È un’accezione congruente con l’origine della parola, una contrazione di subliminal tweet.
Con o senza menzione, un subtweet è tipicamente offensivo, sarcastico, ironico o comunque non lusinghiero: su Twitter equivale a sparlare di qualcuno o lanciargli una frecciata alle spalle (o, nuova accezione, trollarlo).
Altri invece allargano il significato di subtweet a qualsiasi tweet che cita qualcuno senza menzionarlo (ad es. un apprezzamento su una persona famosa, o un riferimento a qualcuno di cui si ignora l’identificativo).
Difficile ipotizzare quale accezione prevarrà perché la terminologia dei social media è in continua evoluzione, basti pensare a selfie e hashtag. Si può invece notare che per il momento subtweet non sembra aver suscitato molto interesse tra gli italiani.
Aggiornamento 2018 – A distanza di qualche anno c’è la conferma che è prevalsa l’accezione più restrittiva di subtweet: un tweet dal contenuto critico, sarcastico o comunque negativo su una persona che però non viene nominata esplicitamente. La parola può essere usata anche come verbo (esempio: Trump got subtweeted by the Pope).
Vedi anche: A proposito di Twitter (raccolta di neologismi); in inglese The 2013 Twitter Glossary: Tabs, Hatereads, Doge, and More descrive i neologismi più recenti, tra cui subtweet.
Emanuele:
OT: ma non ci sarebbe anche da osservare l’uso improprio dei due punti del nostro presidente del consiglio (penso ci volesse una virgola dopo “Caro Beppe”)? È un errore che vedo frequentemente. Se lui dà il cattivo esempio, cosa possiamo sperare per il futuro della nostra lingua?
Licia:
@Emanuele, i due punti dopo Caro Beppe appaiono insoliti, ma non lo considererei un errore. Nel primo esempio (Riforme: dice Grillo che il nostro è un colpo di stato.) è stata usata una convenzione tipica dei titoli di giornale, dove i due punti vengono usati per collegare l’argomento generale con i dettagli, e immagino che questo uso abbia influenzato quello successivo.
Le mie perplessità riguardano invece l’abuso di itanglese, ad es. Jobs Act, e l’uso approssimativo delle parole, come spending abbreviazione di spending review, descritto in un aggiornamento a L’evoluzione di spending review.