Alternative al crowdfunding

Mi è piaciuto il video promozionale del Dolomites Unesco LabFest, “festival laboratorio che racconta il patrimonio mondiale delle Dolomiti”:

Ho trovato divertente l’idea di associare l’hashtag #SFALCI, tema del festival, a protagonisti rurali e di una certa età che però usano dispositivi digitali e fanno riferimenti a Skype, al carpooling e in particolare al crowdfunding.

Crowdfunding, il “finanziamento collettivo, di solito attraverso Internet, di iniziative sociali, politiche e commerciali” (Enciclopedia Treccani) è un anglicismo che ormai fa parte stabile del lessico italiano. In inglese si pronuncia /ˈkraʊdfʌndɪŋ/ (“craudfànding”) ed è formato da crowd, “folla”, “massa” + funding, “raccolta di fondi”, è chiaramente modellato su crowdsourcing e forse proprio la coerenza denominativa ha impedito che si cercasse un’alternativa italiana, come invece è successo in altre lingue.

In francese, ad esempio, si usa financement participatif mentre in spagnolo il prestito crowdfunding coesiste con altre opzioni, come indica la Real Academia Española:

tweet di RAE: Como alternativa de «crowdfunding», la forma más usada en español es «micromecenazgo». También es posible recurrir a otras opciones, como «(micro)financiación colectiva» o «suscripción popular».

Penso che anche in italiano (micro)finanziamento collettivo sarebbe stato del tutto trasparente ed efficace, per quanto lungo, ma è prevalsa la solita pigra anglofilia.

Ho apprezzato anche il “micromecenatismo spagnolo perché evita la traduzione letterale e reinterpreta il concetto, dando rilevanza al ruolo del donatore. In italiano avrebbe potuto funzionare? Probabilmente sì, anche se il riferimento sottinteso ad artisti e studiosi non è del tutto congruente con i progetti di crowdfunding che riguardano la politica o altre iniziative poco culturali (ad es. insalata di patate!), senza dimenticare che in alcuni contesti la parola mecenatismo può avere connotazioni negative.   

1 commento su “Alternative al crowdfunding

  1. Licia:

    Aggiungo un commento ricevuto su Twitter da @buricchio85 che evidenzia un altro aspetto per cui una neoformazione italiana sarebbe stata preferibile all’anglicismo:

    “crowdfunding” non è neppure banale da scrivere correttamente, mi è capitato spesso di leggere “crowfunding” 😀

    *crowfunding è un errore davvero molto diffuso: per chi ha conoscenze limitate dell’inglese la parola risulta  poco trasparente, inoltre la sequenza wdf è insolita in inglese e inesistente in italiano. C’è anche chi confonde fund e found (“fondare, istituire”) e scrive *crowdfounding o *crowfounding, molto probabilmente influenzato da sourcing in crowdsourcing. Anche il video ironizza sulla difficoltà della parola: nei sottotitoli si legge "kraut-founding".

    Un altro anglicismo che per ragioni simili risulta parecchio ostico è hashtag: è una parola poco trasparente (quanti conoscono il significato di hash?) e non congruente con le convenzioni dell’ortografia italiana: sono molto diffusi i refusi *hastag e *ashtag.

I commenti sono chiusi.