In tema con l’Error Day, due suggerimenti di lettura.
Luca Serianni in Se i ragazzi italiani non sanno l’italiano descrive alcuni problemi ricorrenti nell’italiano scritto degli adolescenti, tra cui violazione della coerenza testuale e competenze lessicali inadeguate, e ribadisce che conoscere la propria lingua significa padronanza del ragionamento e delle risorse espressive più adeguate per illustrarlo.
Sono problemi che si ritrovano anche tra i politici. Silverio Novelli ne descrive alcuni in Parlamento incolto? e conclude che “gli strafalcioni sono deprimenti perché indicano, attraverso il ceto che ci rappresenta nelle istituzioni, una depressione culturale collettiva. E la cultura è prima di tutto quella basata sull’impegno a trattare sé stessi e gli interlocutori con dignità, rispetto, cura. Anche delle parole”.
È citato anche un errore di Michaela Biancofiore, l’amantide religiosa, eclatante ma pare abbastanza diffuso. È un fenomeno di rianalisi, “una ‘reinterpretazione’ di una parola o un costrutto complessi, non giustificata o anche errata sul piano etimologico, spesso consistente in un’arbitraria risegmentazione, o guidata da fattori analogici e da etimologie fantasiose”. [fonte]
Nell’etimologia popolare “amantide” viene fatta derivare da amante per le note abitudini della mantide dopo l’accoppiamento e per il significato figurato di cacciatrice di uomini che ne è derivato, mentre il nome corretto mantide ha origine dal greco mántis “indovino”, “profeta”, per l’atteggiamento tipico dell’insetto che lo fa sembrare in preghiera.
Nuovi post con altri esempi di rianalisi:
• Mela cotone
• “difendere a spatatrac”
• C’è chi fa cose “a sbaffo”
• Retroformazione: *redarre
• Perché il gelicidio inquieta
• Malapropismi: il “bene placido”
• C’è anche chi imbocca il lupo…
• Rianalisi: da percoca a *percocca
• Mai stati nelle pesche? Meglio di no!
• Da Mattarellum a Rosatellum: habemus latinellum!
Marco:
Quando ero piccolo, pensavo che la locuzione latina di Giovenale “Mens sana in corpore sano” si scrivesse “Mens sana in corpo resano”, e nella mia testolina “resano” significava “altrettanto sano” – ha ha ha!
W G:
Essendo già avanti negli “anta” non sono più al corrente di come venga inteso e soprattutto scritto oggigiorno il termine “radio” da parte dei ragazzi sia a scuola che nella vita quotidiana , ma nella mia memoria è ancora vivissimo il ricordo di quando alla scuola dell’obbligo moltissimi scrivevano convintamente “aradio”, oppure parlavano delle prime “aradio libere” nel senso delle aradio intese come apparecchi radiofonici….e forse questo è ancor più grave dell'”amantide” in quanto si tratta sicuramente di un termine molto più diffuso ed usato del precedente.
Marco B:
@WG: l’etimologia popolare dell’aradio nasce probabilmente dall’aratro dell’Italia ancora contadina degli anni ’50 e ’60, e negli anni successivi dalle braccia rubate all’agricoltura 🙂
carol:
Secondo me si può parlare di rianalisi nel caso di errori commessi da bambini (e i commenti che mi precedono lo confermano) o da persone che non sono andate a scuola (mia nonna, semianalfabeta, diceva e scriveva “la lovatta” e “le lolive”.
In tutti gli altri casi si tratta di errori, o meglio orrori, ingiustificabili se si è frequentata la scuola almeno fino a 16 anni.
Licia:
@Marco 🙂
Quasi un mondegreen ma anziché di canzone di citazione latina!
@W G, grazie, aradio è proprio un esempio tipico di rianalisi.
@Marco B 😀
@Carol, anche secondo me certi errori non dovrebbero sfuggire a chi ha un livello di istruzione superiore (eppure i siti dei media italiani sono pieni di errori di ortografia facilmente evitabili come *pò, *dò, *stà…). Se però si può risalire alla “reinterpretazione” alla base dell’errore, comune a più parlanti, si può considerare rianalisi. La voce dell’Enciclopedia dell’Italiano Treccani, da cui ho tratto la definizione, ha molti esempi e dettagli delle varie tipologie di rianalisi.
Marco:
@Licia 🙂
Ho scoperto proprio pochi minuti fa che esiste una parola italiana per indicare i “mondegreen”: batussi.
Deriva dal fatto che molti ascoltatori credevano di sentire “siamo i batussi” nella famosa canzone I Watussi di Edoardo Vianello.
http://www.wittgenstein.it/2014/03/02/con-forza-cieca-di-bareno/
Licia:
@Marco, batussi è bellissimo!! Grazie, you made my day. 🙂
Aggiornamento: un esempio dal sito di un noto TG italiano: