Ho sempre dato importanza alla condivisione di informazioni e competenze e rispondo volentieri alle domande di studenti alle prese con la tesi. A volte però rimango perplessa dalle modalità di interazione di alcuni di loro, a cui ho ripensato quando ho letto queste considerazioni in L’italiano dei social media secondo l’Accademia della Crusca:
È vero che internet e soprattutto i social media “rovinano” la lingua italiana?
I nuovi mezzi offrono nuove possibilità, tutto sta nell’uso che ne viene fatto. Sicuramente i social media hanno favorito l’attività della scrittura anche in persone che non avevano questa abitudine; i giovani scrivono molto di più, certo in una varietà di lingua che resta prevalentemente informale e colloquiale. Qui dovrebbero intervenire gli istituti formativi, la scuola, l’università: bisognerebbe riuscire a rendere tutti pienamente consapevoli che ci sono vari livelli di formalità e che la lingua può essere impiegata in modo diverso a seconda della situazione comunicativa in cui ci troviamo ad agire.
Purtroppo anch’io ho l’impressione che non sempre ci sia la consapevolezza dei diversi registri della lingua e delle diverse modalità di comunicazione.
Le mie interazioni con gli studenti sono via email, all’indirizzo ricavato dal mio profilo nel blog. Ho notato che non tutti usano formule di apertura o saluti, come ci si aspetterebbe per un email non informale. C’è chi non si presenta e non dà alcun dettaglio sui suoi studi, ma invia il messaggio con priorità alta e sollecita la risposta se non è quasi immediata.
L’aspetto che però mi colpisce di più è l’incapacità di alcuni studenti di scegliere un registro appropriato al tipo di richiesta e alla situazione comunicativa, come se nel proprio repertorio linguistico avessero a disposizione un’unica varietà linguistica, usata in qualsiasi contesto. Un esempio recente:
“Ti scrivo perché vorrei da te un consiglio per una tesi sul linguaggio dell’informatica che mi accingo a scrivere. Ho trovato alcuni blog, tra cui il tuo, e siti che ho iniziato a spulciare ma c’è da perderci la testa. Mi potresti dare tu una direzione sensata e intelligente, giusto per restringere il campo di ricerca? Ti invio un esempio di linguaggio che ho trovato su Internet. [segue testo non commentato] Potresti darmi una dritta giusta?”
Alle richieste generiche come questa di solito rispondo ricordando le finalità della tesi e confermo la mia disponibilità a rispondere a domande specifiche, ma solo dopo che la ricerca sia già stata impostata e sviluppata dallo studente.
Se il caso, suggerisco di fare attenzione ai registri perché scambiare informazioni su una tesi di laurea e comunicare online, ad es. su Facebook o su un blog, prevedono modalità di interazione diverse e quindi l’uso di varietà linguistiche diverse: l’uso di una varietà linguistica inadeguata può influire sulla credibilità di una richiesta. Per queste indicazioni uso un registro neutro con forme che non mi costringono a scegliere tra tu e lei.
Forse però farei meglio a rivedere il mio concetto di “critica costruttiva” e non perdere tempo in spiegazioni, se non altro per risparmiarmi reazioni di questo tipo:
“Prima di tutto non credevo di suscitare tanta acidità da parte Sua (o tua), altrimenti mi sarei astenuta. Mi aggredisce senza motivo su come dovrei usare i registri giusti e impostare le mie richieste e compagnia bella. Non Le ho scritto che corso seguo, che facoltà frequento, né chi è il mio relatore perché a questo punto del mio percorso di ricerca, non mi pareva fosse rilevante. Le dico che ho scelto di fare una tesi di linguistica italiana, mio malgrado, in quanto non ho trovato altri argomenti abbastanza coinvolgenti. Ancora non sono laureata, Le voglio ricordare, e non ho blog su cui scrivere, per cui mi passerà la mia non professionalità. Come si dice "non si nasce imparati". […] Bastava che mi dicesse che non aveva tempo di stare dietro a laureandi e per stare dietro intendo "dare solo uno o due consigli", Le ripeto. Non voglio certo che Lei mi imposti il lavoro. Le assicuro che le mie tesine hanno avuto fin d’ora degli ottimi riscontri dai professori. Certo tesine non tesi. Ma la mia è una triennale, non una specialistica. Le ricordo anche che c’è qualcuno che le tesi se le fa scrivere o se le compra”.
Il messaggio finisce così, senza saluti. È un caso limite, ma per diversi aspetti rappresentativo di altri messaggi ricevuti in questi anni, e ovviamente si contrappone a molti altri che invece mostrano una perfetta padronanza dei registri associati a ciascuna varietà linguistica, e consapevolezza delle diverse modalità di comunicazione (anche se qualcuno eccede in formalità e cade nel burocratese).
Condividete le mie perplessità?
Vedi anche:
- Internet ed errori di ortografia (più errori o semplicemente più visibili?)
- Digitare è lo stesso che scrivere? (Giuseppe Antonelli sull’italiano telematico e sul problema della scarsa consapevolezza dei diversi registri disponibili nella lingua)
- Tu, voi o infinito? (scelte di registro e di stile nella localizzazione, con una nota sulla forma impersonale).
Nuovi post:
- Telemarketing “estero” e pragmatica (cortesie difensive e mitigazione)
- Cortesia e ostilità pragmatiche (asimmetrie di potere e meccanismi ostili)
- L’insolito caso della borseggiatrice forbita (scelte lessicali e stilistiche inverosimili per il contesto)
- È meglio dire seno, tette o mammelle? (la rilevanza delle varietà linguistiche nelle scelte lessicali)
Filippo:
Complimenti alla studentessa che si laurea in linguistica italiana suo malgrado.
Marco:
Che pazienza che hai Licia…
Condivido pienamente le tue perplessità, messaggi come quelli che hai riportato sono “irricevibili”.
Concordo poi con Filippo, l’affermazione della studentessa (“ho scelto di fare una tesi di linguistica italiana, mio malgrado, in quanto non ho trovato altri argomenti abbastanza coinvolgenti”) rasenta l’assurdo.
Elio:
Massima solidarietà.
Per andare al caso opposto, il mio allenatore, con il quale sono amico da tempo e c’è un rapporto che va oltre le ore spese in palestra, a ogni e-mail o sms scambiati, che siano inerenti al gioco e al suo ruolo, come le statistiche, o che siano di svago, pretende sempre che si concluda con un saluto e una firma. A niente vale fargli notare che le e-mail, soprattutto se in registro informale, come programmare una cena fra amici, possono corrispondere più o meno a un linguaggio parlato. Lui risponderà sempre: potevi almeno salutare!
Licia:
@Filippo, @Marco mi è rimasta la curiosità di sapere in che città e quale sia l’università dove ci si trova costretti a fare tesi di linguistica…
@Elio, mille volte meglio l’allenatore! Però direi che in uno scambio di email, anche se molto informale, un ciao e la firma nel primo che scrivo li metto praticamente sempre (mentre li ometto in quelli che seguono), ma sicuramente il nome corto aiuta! 😉
Sui saluti nei messaggi in inglese americano, un articolo appena letto: Calling Miss Manners: A Shortfall in Sign-Offs
Remo:
Non parliamo poi degli studenti di lettere o di linguistica che non sanno nemmeno evitare nei questionari i più comuni e vituperari errori di ortografia: “qual è” scritto con l’apostrofo, il “sì” senza accento fra le risposte, ecc. Passi pure che li commetta uno studente di fisica o matematici, dato che oggi dopo le scuole medie nessun insegnante cura oramai più l’ortografia, ma uno studente di lettere, che magari vorrebbe diventare insegnate, non può commettere certi strafalcioni in un documento ufficiale.
.mau.:
«Ancora non sono laureata, Le voglio ricordare, e non ho blog su cui scrivere»
Dev’essere terribile essere bloccate senza poter aprire un blog solo perché non si ha ancora un foglio di cartoncino con su scritto “laurea”! Licia, sei senza cuore!
Alice:
Son le stesse cose che lamentavano diversi miei professori all’università, ripetendoci sempre di usare almeno un po’ di educazione, di presentarci e di evitare abbreviazioni come “cmq” o l’uso delle k perché, a detta loro, arrivavano pure comunicazioni del genere. A me pare assurdo che sia doveroso ricordarlo e non me l’aspetterei, da studenti universitari. Eppure…
Elio:
Sicuramente nel primo messaggio nome e saluto ci vanno sempre, anche informalmente, ma nei sms il nome corto aiuta sì, ma non ogni volta!
Lui (ha ragione e a ragione) dice che si tratta solo di buona educazione.
E per quanto riguarda l’uso di mettere la maiuscola nei pronomi nel linguaggio formale, come “Lei” o “augurandoVi”? È ancora in uso?
Io lo faccio, ma mi sembra di esagerare!
Licia:
@Remo, anch’io sono molto perplessa che messaggi come quello che ho riportato arrivino da studenti di materie umanistiche.
@.mau., eh già!!
@Alice, i tuoi esempi mi sono stati confermati da più di un docente, davvero pare assurdo, eppure…
@Elio, anche a me la firma negli SMS sembra un po’ esagerata (a meno che non si scriva a qualcuno che non conosce il nostro numero, però in quel caso di solito si esordisce dicendo “sono xyz”, quindi non mi pare che poi ci sia bisogno della firma).
Per la maiuscola di cortesia, la tendenza più recente, indicata nei manuali di stile, è di non usarla più.
Francesco:
Molta gente confonde Internet con il posto migliore per applicare il principio del “volemose bene, semo tutti fratelli”…credo che parecchi abusino della tua disponibilità “solo” perché hai un blog in cui condividi (e bene – anzi, fin troppo bene!) tantissime informazioni, e tutti si sentono in dovere di chiedere con l’obbligo di ricevere. Si vede che li (ci) abitui troppo bene! 😀
Licia:
@Francesco, grazie 🙂
Per fortuna queste sono ancora le eccezioni, che però, purtroppo, si fanno notare molto di più.
Less needs more | Il blog del mestiere di scrivere:
[…] del tema, dell’interlocutore, dello strumento, della situazione. Nel suo blog Terminologia Licia Corbolante ha scritto un interessantissimo post su come molti studenti si rivolgono a lei per chiedere “dritte” e consigli per la tesi […]
MircaB:
Condivido le perplessità, anzi (se posso permettermi) mi identifico, soprattutto in innumerevoli casi in cui consegno testi “corretti” ai miei studenti liceali (si tratta di filosofia per lo più sono quesiti \ richiesta di formulazione di domande, costruzione di percorsi …… ricostruire il ragionamento di un passo etc). Per quanto mi impegni a far fruttare la mia ipotesi di correzione, ad invitare a riformulare e ad esercitarsi valorizzando le opportunità della lingua, l’occhio e l’in-gratitudine va solo al voto o alla scheda di valutazione. Mi interrogo sul trovare strade più efficaci ma la mancanza di garbo mi spiazza sempre.
Licia:
@MircaB, recentemente in fila alla cassa di un supermercato un bambino di circa 4 anni seduto sul carrello ha iniziato a dare calci alla signora in fila dietro di lui, sporcandole la manica. La mamma, anziché sgridarlo e fargli chiedere scusa, rideva divertita (la signora lo era molto meno, ma non ha detto nulla). Credo c’entri molto l’educazione che si riceve (o non si riceve) fin da piccoli.
Alesatoredivirgole:
Buongiorno Licia,
arrivo qui dal blog di Luisa Carrada.
Condivido le perplessità, ma devo dire che sono un semplice Alesatoredivirgole … e potrei sbagliarmi 🙂
Complimenti per gli argomenti interessanti !
Ripasserò presto
Saluti
Davide
Licia:
@Alesatoredivirgole, bello il nome, e grazie per la segnalazione del tuo blog!