Get your [Jobs] Act together!

Pubblicato il 9 gennaio 2014, con aggiornamento finale sul nome ufficiale della riforma del lavoro approvata nel giugno 2015.


Ho già espresso la mia scarsa tolleranza per i forestierismi superflui, soprattutto se usati in contesti istituzionali o pubblici, come la politica. Un anglicismo che imperversa ultimamente, Job(s) Act, è un esempio tipico: l’esatto significato non è del tutto chiaro, neppure per chi conosce bene l’inglese, e non si capisce neanche come vada scritto.

titolo del Corriere della Sera, 8 gennaio 2014  Corriere della Sera
titolo di La Repubblica, 8 gennaio 2014  Repubblica

Vengono usate varie combinazioni di minuscole e maiuscole e job appare sia al singolare che al plurale. Le incongruenze sono palesi, non solo nei media ma anche nel sito di Renzi, dove ho cercato informazioni sul concetto identificato dal neologismo. Non ho però trovato alcuna definizione per Job(s) Act ma solo riferimenti generici come piano [per il lavoro], strumento e documento, che da aperto e politico dovrebbe trasformarsi in tecnico.

Provo allora a fare qualche considerazione in base alle mie conoscenze dell’inglese.

Act e bill – legge e proposta di legge

A Bill is not an Act of Parliament. This is what a Bill becomes if approved by a majority in the House of Commons and the House of Lords, and formally agreed to by the reigning monarch (known as Royal Assent). An Act of Parliament is a law, enforced in all areas of the UK where it is applicable.In inglese la parola act, in particolare se scritta con l’iniziale maiuscola, identifica un atto legislativo approvato dal parlamento e promulgato dal capo dello stato (una legge).

È più probabile che Renzi intenda invece una proposta di legge (o disegno / progetto di legge), ma in questo caso in inglese il termine corretto è bill (e comunque in Italia si deve essere parlamentare per presentarne una).

Tu Vuo’ Fa’ l’Americano?

the American Jobs Act – President Obama's plan to create jobs nowL’ispirazione per Jobs Act va probabilmente cercata in un uso improprio della parola Act, l’American Jobs Act, descritto nel sito della Casa Bianca come “il piano del presidente Obama per creare posti di lavoro” e nome informale di una proposta di legge presentata da Obama al Congresso degli Stati Uniti nel 2011 ma non approvata nella formulazione originale per mancanza del numero sufficiente di voti, quindi rimasta allo stadio di bill o proposal (la terminologia usata nel discorso di presentazione). Che sia proprio da imitare?

L’American Jobs Act non va confuso con il JOBS Act, forma abbreviata di The Jumpstart Our Business Startups Act e probabilmente un backronym. È una legge americana che riguarda i finanziamenti per l’avvio di piccole imprese, un ambito specifico e direi quindi poco probabile come fonte per il progetto di Renzi. [Aggiornamento 12 marzo 2014: è stata pubblicata una definizione ufficiale di Jobs Act nel sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che esclude collegamenti alla legge americana JOBS Act].

A parte questi due riferimenti, l’espressione Job(s) Act sembra poco rilevante in inglese, addirittura nel corpus di inglese britannico di Google Ngram Viewer non si ha alcun riscontro e diventa ancora più difficile risalire al concetto che ha suggerito il prestito e capire perché si debba per forza rinunciare all’italiano e ricorrere a un anglicismo.

Job Act o Jobs Act?

In inglese i sostantivi usati con funzione aggettivale tendono a essere al singolare, ad es. job creation, ma non c’è una regola precisa e ci sono molte eccezioni, soprattutto se si tratta di nomi propri, come nell’esempio the [[American Jobs] Act]. Altri dettagli nei commenti.

Chissà, dovendo scegliere tra i prestiti Job Act e Jobs Act, forse un italiano privilegia Jobs augurandosi che evochi associazioni subliminali allo Steve tanto ammirato in Italia?!?

In ogni caso, se in italiano si decide di introdurre un nuovo anglicismo (neologismo), non solo andrebbe identificato in modo preciso il concetto che rappresenta, ma andrebbe anche decisa la forma da usare poi con coerenza. Nel sito di Renzi, invece, non c’è alcuna spiegazione e si trovano almeno sei varianti*, tra cui alcuni esempi in CamelCase (JobsAct), una convenzione grafica che non appartiene all’italiano standard.

Aggiornamento ottobre 2014 – Una conferma che in inglese la locuzione Jobs Act non ha molto senso arriva da The Economist, che ricorre esclusivamente ad employment bill per descrivere la riforma ora in discussione al senato: dettagli in Come si dice Jobs Act in inglese.

Get your act together!

A conclusione di queste note su incongruenze, concetti poco chiari e anglicismi ingiustificati (inglese farlocco!) che non fanno altro che confondere le idee e mostrano poco rispetto per l’interlocutore, mi sembra appropriata l’espressione inglese get your act together, usata per incitare qualcuno a organizzarsi meglio e ad agire in modo più efficace.


Aggiornamento 4 marzo 2014 – I media parlano di Jobs Act come se tutti sapessero già di cosa si tratta, intanto però ogni giorno questo post ha centinaia di visualizzazioni da ricerche come “significato Jobs Act”. Ho fatto una nuova ricerca nel sito di Renzi, ma ad oggi continua a mancare qualsiasi spiegazione o descrizione di cosa intenda con Jobs Act. C’è però un’intervista datata 12 gennaio in cui Renzi commenta la scelta dell’anglicismo:

Venendo qui ho incontrato una signora che mi ha preso in giro per il Jobs act: “Oh Renzi, falla finita con questi nomi strambi!”. Ha ragione: basta anglicismi. Però abbiamo sottratto la discussione sul lavoro agli “esperti” e l’abbiamo portata in pubblico. I dilettanti hanno fatto l’arca. Gli “esperti” hanno fatto il Titanic».

Sarà davvero la fine degli anglicismi inutili? Per ora temo di no: il mio Elenco di anglicismi istituzionali è in continua espansione!

Vedi anche: Potere evocativo del non noto (nuovo post: Jobs Act, nome inglese per confondere gli interlocutori?)


Aggiornamento giugno 2015 

JOBS ACT. L’ITALIA CAMBIA IL LAVORO (logo e tagline del sito)Il cosiddetto Jobs Act è stato approvato definitivamente. È stato istituito un apposito sito, jobsact.lavoro.gov.it, dove non si trova nessuna spiegazione del significato e del perché del nome inglese.

Si possono consultare i testi dei decreti legislativi che costituiscono la riforma e in nessuno appare la denominazione Jobs Act, che quindi è ufficiosa ma non ufficiale. Di seguito i titoli di ciascun provvedimento:

Decreto Legislativo 4 marzo 2015, n. 22 
Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183.

Decreto Legislativo 4 marzo 2015, n. 23 
Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183.

Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n. 80 
Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, in attuazione dell’articolo 1, commi 8 e 9, della legge 10 dicembre 2014, n. 183.

Decreto Legislativo 15 giugno 2015 n. 81
Il Decreto Legislativo n.81/2015 contiene la disciplina organica dei contratti di lavoro e della nuova normativa in tema di mansioni, in attuazione dell’articolo 1, comma 7, della Legge 10 dicembre 2014, n. 183


* Ecco cosa si trova con una ricerca in matteorenzi.it fatta il 9 gennaio 2014):
– Sto preparando un Job Act: un piano per il lavoro (intervista 14/3/2013)
Partiamo dal “Job act (intervista 1/12/2013)
Piano per il lavoro, jobs act  (newsletter 3 /12 /2013)
– lo verificheremo nei primi mesi del 2014 presentando il Job act (intervista 5/12/2013)
quando avremo presentato jobs act (tweet 1/1/20140)
il Jobs Act che è un documento molto più articolato…
(newsletter 2/1/2014)
tagli alla politica poi jobsact per creare lavoro (tweet 4/1/2014)

Infine, nel documento presentato ieri (8 gennaio 2014) e di cui stanno discutendo i media, si legge:
[…] un piccolo passo in avanti su come funzionerà il Jobs Act di cui in molti in queste ore stanno parlando […] Il PD crede possibile che il JobsAct sia uno strumento per aiutare il Paese a ripartire. […] il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro […] In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini. Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act.

21 commenti su “Get your [Jobs] Act together!”

  1. Licia:

    @Carla, direi che bisogna partire da Milano con i suoi city user!!
    A proposito, qua il comune ha anche aperto un Urban Center in Galleria Vittorio Emanuele, ho anche fatto le foto delle insegne e prima o poi ne parlo. 😉

  2. Giuseppe:

    Pare proprio che si tratti dell’acronimo “Jumpstart Our Business Startups”

  3. Licia:

    @Gloria, grazie per l’esempio. No comment davvero!

    @Ferdinando 😀

    @Giuseppe: grazie, ma se così fosse allora il riferimento è doppiamente oscuro e non è scritto correttamente perché dovrebbe essere JOBS Act (si può anche notare che fino a poco tempo fa Renzi scriveva job act, senza la s).

    Questa discussione mette in evidenza l’importanza delle convenzioni ortografiche. Torno sull’uso dei sostantivi con funzione aggettivale, che in inglese di solito sono invariati (ma ci sono molte eccezioni, ad es. sports car), perché ho visto molti commenti sul presunto errore del plurale di job in Jobs Act. Come dicevo nel post, conta anche la differenza tra nome comune e nome proprio, segnalata dall’uso delle maiuscole, e le indicazioni che si ottengono da una ricerca con Google Ngram Viewer confermano che come nome comune jobs act sarebbe molto insolito in inglese (non viene restituita alcuna occorrenza).

    (ho specificato che nella ricerca  act deve essere un sostantivo perché altrimenti verrebbero considerate anche occorrenze in cui act e acts sono verbi).

    Ho visto anche il suggerimento di modificare il nome in Job’s Act o Jobs’ Act, ma il primo farebbe pensare a una “legge di Giobbe” e il secondo a una “legge di (Steve) Jobs”.

  4. Monica:

    Con molto piacere ho appena letto e segnalato questo post sia su twitter che direttamente a chi che mi chiedeva delucidazioni sull’uso “corretto” di questo inutile anglicismo, con -s c o senza… Che poi non è nemmeno quello, o l’uso dell’inglese in sé, il punto più dolente di questa scelta così peculiare di denominazione di una proposta di legge, ma il motivo che ci sta dietro, come giustamente fai notare anche tu. Superficialità e mancanza di rispetto, decisamente, sia nei confronti della lingua che degli interlocutori.

    A me francamente sembra solo un patetico tentativo di marketing da strapazzo e mi fa anche un certo senso che i media italiani riprendano e diffondano il termine così acriticamente. E che cavolo, mo’ dovremmo pure metterci a dare alle proposte di leggi dei nomi all’americana o all’inglese, così tanto per far figo? Fa tanto schifo parlare di “legge sul LAVORO”? Fa troppo “di sinistra” forse? Siamo ancora a questi livelli? Mah! 😉

  5. Licia:

    @Monica, grazie.
    Ho pubblicato ieri questo post, ma avevo la bozza pronta da quando avevo sentito dire “giobàct” in alcuni giornali radio RAI, senza alcuna spiegazione, come se fosse una normalissima parola dell’italiano di base: c’è decisamente qualcosa che non va in questo modo di comunicare.

    Le alcune migliaia di visualizzazioni che ha avuto finora questo post da parte di chi cerca il significato di job act e jobs act credo siano la conferma che queste scelte linguistiche non funzionano, o meglio, fanno parlare di sé ma per la forma e non per la sostanza (e ci si domanda se la cosa sia voluta).

  6. Orazio:

    L’uso smodato – e spesso improprio e inutile – di anglicismi dimostra la nostra inguaribile esterofilia, specie nei confronti della lingua e delle abitudini anglo-americane, e la mancanza di rispetto verso uno dei più elementari diritti di cittadinanza, che è quello alla comprensione del linguaggio.

  7. Elise Doni Ouwerkerk:

    Grazie per aver segnalato e – per quanto possibile – spiegato l’ennesima mostruosità linguistica. Che, a mio avviso, è soltanto un’altra espressione di quanto la politica non comprenda, anzi s’impipa degli Italiani. Certo, per far sì che ciò che si dice e/o si scrive arrivi in modo inequivocabile a chi ascolta e/o legge, bisogna pensare. In modo disciplinato e con cognizione di causa. Mancando tali virtù, si copre il vuoto a perdere: un tempo con il cosiddetto “politichese”, oggi ricorrendo a slogan stranieri: oltre al danno la ridicolaggine.

  8. Gian Cosimo:

    E’ già stato sottolineato come sia offensivo parlare di giobatt, tra l’altro con pronuncia tutt’altro che british, senza dare nessuna spiegazione, come se fosse una parola normale. Se questo è grave da parte dei giornalisti ancora più grave risulta che lo stesso termine con la stessa indifferenza sia stato usato anche dalla segretaria della CGIL, Camusso, intervistata domenica scorsa dalla giornalista Annunziata. C’è una parola che definisce molto bene tutto questo: provincialismo.

  9. Licia:

    @Orazio, @Elise Doni Ouwerkerk, @Gian Cosimo, grazie per i commenti. Mi pare ci siano state parecchie polemiche a proposito del nome inglese e sarà interessante vedere che svliuppi ci saranno, ad es. se Renzi lo sostituirà con un nome italiano o se lo manterrà ma darà una definizione precisa, consultabile sul suo sito, di cosa intende esattamente con questo anglicismo.

  10. IL JOBS ACT DI MATTEO RENZI, UN AMERIHANO A FIRENZE   |  …IN SUA FAVELLA:

    […] la lingua inglese non è la sua lingua, né la lingua delle persone, né delle istituzioni in questo dannato paese. Apparentemente si ispira all’American Jobs Act proposto da Obama. La lingua inglese ha però due parole, Bill – che tutti i dizionari traducono , tra gli altri significati, “progetto di legge”, e Act […]

  11. Ezio Breda:

    Non concordo con l’uso a sproposito e non necessario degli anglicismi che dimostra soltanto provincialismo e idee confuse… comunque si sa come dovrebbe essere scritto !
    In contesto italiano si DEVE scrivere “Job act” perché le parole straniere in contesto linguistico italiano sono indeclinabili, non ammettendo il plurale ( gli “sport”, i “bar”, i “film” ecc. ).

  12. Licia:

    @Ezio, grazie per il commento.
    Anche a me danno fastidio i forestierismi non invariati al plurale, però se il prestito è una locuzione, la “regola” italiana si applica solo al determinato (act) e non al determinante (jobs).

  13. Licia:

    @Enrico, grazie del riferimento. Non so se mi lasciano più perplessa gli errori o l’affermazione che parole inglesi e il riferimento a un episodio americano possano avere un valore evocativo più forte in un contesto italiano.

  14. Licia:

    @Laura, grazie del commento. Credo però che in mancanza di spiegazioni ufficiali (non ce ne sono né nel sito di Renzi né in quello del governo) tutte le interpretazioni possono essere valide, anche perché finora Renzi non ha mai scritto JOBS con le maiuscole per segnalare l’acronimo, e inizialmente scriveva Job Act, senza s. In entrambi i casi però l’uso di act è improprio.

  15. Elena Lo Giudice:

    Io non so il significato, ma proprio per questo, in nostro maestrino avrebbe dovuto scrivere qualcosa che capiscono tutti, visto che non stava parlando con sua moglie. Consiglio a Renzi la prossima volta che si inventa qualcosa di pensare prima con chi pensa di parlare. Ci sono ancora le nonne che hanno fatto la 5a elementare, ma che vogliono capere che cosa sta succedendo in questo paese.

  16. Licia:

    @Elena, forse oggi pomeriggio finalmente si saprà cosa vuol dire e da cosa deriva!


    Aggiornamento 13 marzo 2014: dopo qualche mese dall’annuncio, una Definizione ufficiale di Jobs Act  nel sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Sembrerebbe escluso ogni collegamento alla legge americana JOBS Act.

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