In Is Google autocomplete evil? Tom Chatfield (autore di Netymology) riflette sulle implicazioni del completamento automatico di Google.
È la funzionalità che si avvale di un servizio di previsione (prediction service) per "indovinare" la query di ricerca in base a informazioni di frequenza e di attualità e quindi per proporre il risultato o i risultati che ritiene più probabili in base a ricerche già fatte da altri utenti e informazioni personali (lingua, paese, proprie ricerche precedenti ecc.).
Per Google i vantaggi del completamento automatico sono ricerche più veloci, risultati immediati e previsioni più intelligenti, che spiega dicendoci che ”anche quando non sai esattamente quale termine di ricerca digitare, le previsioni ti aiutano a indirizzare la ricerca”. È proprio la possibile influenza esercitata dei suggerimenti sulle percezioni di chi usa il motore di ricerca, soprattutto in caso di associazioni negative, che preoccupa Chatfield.
Lo spunto all’articolo è una campagna dell’ONU contro il sessismo in cui sono usati esempi reali suggeriti dal completamento automatico di Google per ricerche che iniziano con women.
Anche i media italiani hanno dato spazio ala campagna dell’ONU, ma hanno descritto la funzionalità di Google con il termine inglese autocomplete e in molti casi hanno fatto confusione con un’altra funzionalità, autofill, senza neppure verificare la terminologia italiana.
Autocomplete e autofill però non sono sinonimi ma identificano concetti diversi in contesti diversi, non solo per Google ma anche per altri produttori di software, ed evidenziano alcuni aspetti del lavoro terminologico a cui si deve fare attenzione quando si usano glossari o terminologia di terze parti. Ne discuto in Completamento, compilazione e riempimento (link aggiunto).