Oggi sono passata davanti a un nespolo carico di frutti tondi color ruggine. Affermazione banale, ma che indica che mi trovo nell’Italia settentrionale: l’albero che ho visto è un nespolo comune, Mespilus germanica, e non il più diffuso nespolo del Giappone, Eriobotrya japonica, i cui frutti maturano in estate e hanno dimensioni e colore simili a quelli delle albicocche. Nespolo e nespola sono geoomonimi, parole identiche nella forma che in luoghi diversi sono associate a concetti diversi.
In alcune zone dell’Italia settentrionale si dice(va) con il tempo e con la paglia maturano le nespole, un’esortazione ad avere pazienza, e indietro come le nespole, per descrivere una persona non proprio brillantissima (“indietro”, “non matura”) o per indicare che si è ancora lontani dal punto a cui si dovrebbe essere giunti, ad esempio in un lavoro. Il riferimento è ai frutti del nespolo comune che non possono essere consumati appena colti dall’albero ma devono essere fatti maturare lentamente in condizioni particolari (dettagli in Wikipedia).
Vedi anche: L’origine del brodo di giuggiole