Per George Lakoff la metafora non è semplicemente una costruzione linguistica ma un meccanismo fondamentale del pensiero umano che ci fa comprendere e vivere un tipo di cosa in termini di un altro, e che in questo modo influenza le nostre azioni e percezioni, senza però che ce ne rendiamo conto. Culture diverse privilegiano metafore diverse.
Ci pensavo ieri [ottobre 2013] a proposito del modo in cui media hanno descritto l’inaspettata decisione di Berlusconi di dare la fiducia al governo: in italiano soprattutto retromarcia o marcia indietro (a fine serata circa 1800 e 800 occorrenze nella sezione News di Google) e dietrofront (circa 1600); nei media britannici, invece, era predominante U-turn, un’inversione [del senso di marcia].
Mi sembra che le metafore italiane e quella inglese si possano considerare equivalenti in superficie ma non a livello più profondo: in inglese U-turn implica un cambiamento di direzione che però non impedisce il proseguimento di un viaggio, in italiano sia retromarcia che dietrofront sottintendono un arretramento o una regressione, si presume a causa di un ostacolo o di un errore di percorso.
Le metafore relative alle macchine sono molto comuni nelle società industrializzate, e tra queste ce ne sono molte di automobilistiche, in italiano basti pensare a partire in quarta, sorpassare, cambiare marcia, tirare il freno a mano, premere sull’acceleratore.
Non tutte le metafore però sono trasparenti e in alcuni ambiti si trovano addirittura metafore casuali che rendono difficile il passaggio da una lingua all’altra: esempi in Metafore e terminologia informatica 1.
Luigi Muzii:
E quindi? Arretramento o cambio di direzione? Io avrei usato “dietro-front”, visto che si è trattato di decisione quasi imposta, con rovesciamento delle gerarchie, una specie di ammutinamento. L’uso di U-turn o (inversione di marcia) implica una cambiamento di rotta a 180° e, in questo caso, se non altro, tradisce la scarsa conoscenza dei corrispondenti stranieri della politica e degli uomini politici italiani, prima ancora, forse, che della cultura del Paese. Ah, les italiens!
Marco 1:
In effetti le metafore automobilistiche e stradali in genere sono moltissime.
Sento molto spesso “svoltare” per indicare un cambiamento radicale del proprio percorso esistenziale, frequentemente nel senso di un’evoluzione positiva professionale e/o economica, capace di cambiare la vita.
Un “vicolo cieco” è imboccato da chi presto non avrà più “spazio di manovra”, l’unica salvezza è imporsi per tempo una “brusca sterzata”…
Parzialmente ot, ma forse non troppo. Ho notato che moltissimi autisti non usano più le frecce, o meglio gli indicatori di direzione. Non si tratta di linguaggio verbale, questo è vero, ma si tratta pur sempre di un mezzo di comunicazione. Uno dei pochissimi disponibili su un’auto, clacson a parte.
Un fenomeno causato semplicemente da distrazione, noncuranza, o forse la spia di un atteggiamento così individualista che porta le persone “dimenticarsi” degli altri? In fin dei conti le frecce costituiscono l’unico strumento che non serve di per sé a condurre il mezzo, ma solo a comunicare agli altri le nostre intenzioni…
Francesco:
Nuove manovre: la “retromarcia a U“.
http://www.internazionale.it/news/italia/2013/10/03/letta-lo-spettro-e-il-cadavere/
BEP:
Conoscendo il vecchio S.B., una “retromarcia a U” non sarebbe poi così inverosimile…
Licia:
@Marco, grazie, metafore molto efficaci, e di brusca aggiungo anche la frenata. Invece in inglese in The Guardian, proprio a proposito di questa storia, ho letto screeching U-turn, con tanto di stridio di sgommata!
Sulla mancata segnalazione con la freccia, mi aveva fatto sorridere un tassista di una certa età che si era lamentato di un automobilista esclamando “la freccia lasciamola agli indiani, eh?”. Non so se questo tipo di comportamenti dipenda anche dal luogo: quando sono in Romagna trovo che gli automobilisti siano più corretti che a Milano (o forse sono meno stressati?), ad es. si fermano sempre alle strisce, mentre a Milano spesso si rischia di essere investiti.
@Francesco, ennesima influenza dell’inglese o davvero giornalista senza patente!?! Il calco “inversione a U” appare anche in un aggiornamento del codice della strada del 1992, quindi si dovrebbe sapere cosa vuol dire…
@BEP, eh, in effetti 😉
La discussione sull’improbabile metafora retromarcia a U continua con un commento di Mauro qui. È una manovra che non ha molto senso e quindi la metafora non è efficace perché non è riconducibile a un’esperienza comune a cui fare riferimento, anche se immagino che la maggior parte dei lettori recepisca retromarcia, metafora familiare, e ignori a U.
L’autrice di retromarcia a U ha risposto piccata nel suo blog ai commenti di Francesco e BEP, “E’ lei che non ha la minima idea della creatività della lingua. Che non sta né alle regole né alle figure del codice della strada”, ma mi sembra che sia lei a non avere le idee molto chiare sul concetto di metafora.