In riferimento ai nuovi sistemi operativi Apple iOS7 e OS X 10.9, che saranno presentati ufficialmente il 10 giugno 2013, sono ricorrenti i termini skeuomorphism o skeuomorphic design in inglese e scheumorfismo o scheuomorfismo in italiano.
Nell’accezione originale, in archeologia, il riferimento è a oggetti che presentano elementi o caratteristiche non funzionali ma solo decorative, ereditate da altri oggetti. Etimologia: dal greco skeuos (strumento) e morphê (forma).
Nell’ambito del software design il termine scheumorfismo è stato adottato di recente per descrivere le interfacce grafiche in cui gli oggetti virtuali sono disegnati in modo che assomiglino il più possibile ad oggetti reali, con dettagli realistici ma funzionalmente inutili (skeuomorphs) usati a scopo ornamentale, ad es. riflessi metallici sul cestino della spazzatura, venature del legno nelle librerie, ombreggiature sui pulsanti ecc.
È un approccio che consente di creare ambienti di lavoro virtuali che risultano subito familiari perché ricollegabili al mondo reale, quindi facili da usare (user-friendly). Apple per prima ha adottato questa filosofia nel 1984 con il Macintosh e da allora il software Apple si è sempre distinto per il grande realismo dei dettagli. C’è però chi trova questi particolari ridondanti, spesso obsoleti (ad es. manopole e lancette) e in forte contrasto con il minimalismo dell’hardware Apple.
Nel mondo del design si riscontra inoltre una sempre più diffusa avversione per lo scheumorfismo (ora non più disponibile, ma c’era un sito, “Skeu It!”, che raccoglieva i peggiori esempi). Si sta affermando una tendenza che privilegia il cosiddetto flat design, bidimensionale, esemplificato dall’interfaccia di Windows 8 e Windows Phone (“unskeuomorphic look”), dove il desktop tradizionale è stato sostituito da riquadri animati colorati e molto stilizzati che per alcuni ricordano le opere di Mondrian.
Nonostante le critiche (l‘assenza di riferimenti o metafore familiari disorienta molti utenti), sembra che questa sia l’estetica del futuro e anche per i sistemi operativi Apple ci si aspetta un’inversione di tendenza e un abbandono dello scheumorfismo.
Fonti: Apple: An end to skeuomorphic design? e Flatland. Should the virtual world try to look like the real one? (TIME, 3 June 2013)
Infografica: you the designer
Starsdancer:
Davvero interessante! Io da utente apple, adoro da sempre questo lato scheumorfico (!) 😉 lo rende più vicino alla realtà del quotidiano, non adoro invece il flat design. Grazie per questa spiegazione
Licia:
@Starsdancer, a me piace l’idea che l’aspetto del software possa costituire un ulteriore criterio di scelta. Ho apprezzato Windows Phone anche perché è molto stilizzato e in questo parecchio diverso dagli altri sistemi operativi per smartphone.
Invece ero rimasta orripilata da Microsoft Bob, citato nell’infografica qui sopra, non solo per la grafica: il sistema operativo veniva rappresentato come le stanze di una casa, un tentativo di rendere i computer meno ostici a chi non li aveva mai usati (una ventina di anni fa non erano così diffusi) e l’avevo trovato un approccio alquanto paternalistico, come se gli utenti non riuscissero a capire la metafora della scrivania.
Charles:
Col termine scheumorfismo si indica un oggetto derivato su cui vengono applicati forme, colori e materiali che nella versione più vecchia dell’oggetto stesso erano necessari al suo funzionamento. Ciò crea un look&feel particolarmente familiare e piacevole, ma costituisce di fatto un semplice orpello visivo o un design ornamentale. E il bello è che se andate su Wikipedia a cercare Skeumorphism trovate tre esempi che spiegano magnificamente quello di cui parli in questo post: i rivetti sui jeans, oramai puramente estetici, le borchie delle automobili e infine proprio lei, l’app Calendario di OS X.