In inglese second screening descrive la pratica di guardare un programma alla televisione (first screen, lo schermo principale) e contemporaneamente usare uno smartphone o un tablet o altro dispositivo (second screen, lo schermo aggiuntivo) per commentare sui social media quanto si sta guardando oppure per interagire con il programma grazie a specifiche app delle reti televisive.
E in italiano? Il calco secondo schermo coesiste con il prestito second screen e per il momento non si riesce ancora a capire se prevarrà la soluzione più funzionale o una pigra anglomania. Tanto per fare un esempio, la RAI ha optato per second screen e spiega i servizi della propria social TV con descrizioni come “[…] in modalità second screen (second screen perché il first screen è la televisione con la diretta e la Social tv è su pc o tablet)”.
In inglese l’azione di guardare un programma televisivo e intanto discuterlo online ha anche altri nomi, che evidenziano caratteristiche diverse del concetto, come media meshing (il verbo mesh esprime l’idea di collegare due cose per farle lavorare assieme) e chatterboxing (chatter sono le conversazioni in cui si parla del più e del meno, box è un termine informale per il televisore).
Il second screening è un tipo particolare di multi-screening, l’uso di più dispositivi contemporaneamente (simultaneous media use) oppure sequenzialmente, descritto anche come media stacking, screen-stacking o semplicemente stacking (da stack, “ammucchiare”).
Vedi anche: Social, uno pseudoprestito
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