Curioso errore di traduzione in una rivista femminile che riporta qualche notiziola su un’attrice americana, tra cui la sua esperienza con gli spray abbronzanti:
Considerato il registro informale, il contesto di intrattenimento e i destinatari dell’articolo, mi domando quanti lettori italiani 1) pensino a una battuta, il “morbo della lepre”, ispirata dal riferimento a un altro animale, 2) si domandino che insolita patologia, forse specifica americana, sia la lepròsi o 3) capiscano invece che si tratta della lebbra, in inglese leprosy.
L’errore poteva essere evitato ricordando che in inglese i termini medici specialistici sono raramente usati nei contesti informali (cfr. Terminologia medica inglese e italiana), per cui leprosy non poteva che essere una parola appartenente anche al lessico generico e quindi doveva indicare una malattia comunemente nota.
[Grazie a Elisa per la segnalazione]
Rose:
Sinceramente, io avrei avuto più difficoltà coi nachos che con la leprosy. Quella roba è FRITTA! Vade retro! 😉
claudio:
È incredibile quanti siano i falsi amici, specialmente nel linguaggio medico e scientifico!
Rose:
Siccome tutti “sé so’ ddati” (come dicono a Roma), speriamo, a sciare, aggiungo che la mia dimestichezza con la leprosy mi viene dagli studi fatti negli States sugli aspetti igienico-sanitari della legge mosaica. In particolare, per quella che in genere viene intesa come lebbra (ma la traduzione è controversa), c’erano precise norme di quarantena e ‘purificazione’ (Levitico, cap. 13 e 14). Questo per dire che non è così comune leggere intorno a questa malattia, né in italiano, né in inglese. Certo che la giornalista non s’è sforzata nemmeno un po’. Ma, a sua discolpa, possiamo dire che non si trattava di una questione di vita o di morte. 😉
Licia:
@Rose, in effetti credo che siano pochissimi a sapere cosa sia esattamente la lebbra, però proprio per i riferimenti biblici credo venga automatica l’associazione lebbra = malattia deturpante.