Non occorre conoscere il termine paywall per avere familiarità con il sistema che impedisce l’accesso a particolari tipi di contenuto online, come articoli o pubblicazioni, a chi non ha pagato uno specifico abbonamento (subscription).
Google ha introdotto un nuovo sistema che ha denominato con un termine simile, surveywall. A differenza del paywall, il surveywall non richiede pagamenti ma consente l’accesso al contenuto solo se si accetta di rispondere a una o due domande di un sondaggio (survey).
Grazie al surveywall, Google potrà offrire indagini di mercato in brevissimo tempo e a costi molto ridotti e acquisire contemporaneamente dati di ogni genere. Dettagli su come funziona il surveywall e sulle sue implicazioni in How Google could reshape online market research and micropayments (The Guardian).
Rose:
Mi sembra un’ottima idea. Tuttavia mi chiedo chi aderirà alla cosa. Per esempio, lo faranno i quotidiani? Ce ne vorranno di risposte ai sondaggi, per mettere assieme un abbonamento!
Licia:
@Rose, credo che il concetto sia più chiaro se si pensa a xxxxwall come un “blocco” che impedisce di accedere direttamente ai contenuti: nel caso del paywall è previsto il pagamento di un ammontare (“abbonamento”) che per un determinato periodo di tempo, ad es. un anno, fornisce o convalida delle credenziali di accesso; nel caso del surveywall il blocco si supera rispondendo a qualche domanda. I due tipi di “blocco” si escludono a vicenda.
Trovo il neologismo interessante (a proposito, è stato coniato proprio da Google) perché prevale l’analogia con paywall e non l’eventuale connotazione negativa della metafora del "muro", d’altronde è probabilmente destinato a rimanere un termine abbastanza tecnico e non del tutto rilevante per l’utente finale (proprio come paywall).
Per i vantaggi del surveywall per chi decide di adottarlo, ti rimando all’articolo di The Guardian.