Occasionalismi o neologismi?

Il linguista americano Allan Metcalf in My Mistake? BFD! prende spunto dalla sigla BFD (Big Fucking Deal) per illustrare il suo metodo di valutazione dei neologismi per predire se entreranno nel lessico o rimarranno occasionalismi (parole destinate ad avere vita breve e non rimanere nell’uso perché relative a una situazione particolare e non duratura).

Il sistema è conosciuto con l’acronimo FUDGE, dalle iniziali dei cinque criteri di analisi:

  1. Frequency of use – un ovvio indicatore di successo è la frequenza d’uso;

  2. Unobtrusiveness le parole che “non si fanno notare”, abbastanza trasparenti per essere assimilate spontaneamente, senza spiegazioni, sono più solide;

  3. Diversity of users and situations viene valutata la varietà d’uso, in particolare gli aspetti diastratici e diamesici (ad esempio, le possibilità di successo di un’abbreviazione sono ridotte se viene usata solo negli SMS da persone di una certa fascia di età, o se in contesti diversi deve competere con significati alternativi già attestati);

  4. Generation of other forms and meanings – va considerata anche la produttività della nuova parola, ad es. se da un sostantivo si può far derivare un aggettivo o un verbo (di solito è scarsa nel caso di sigle e acronimi);

  5. Endurance of the concept – la nuova parola deve rappresentare un oggetto durevole.

Per ciascun attributo viene assegnato un punteggio da 0 a 2; maggiore è il punteggio totale, maggiori sono le possibilità che il neologismo si affermi.


Nuovi post: i criteri del metodo FUDGE messi in pratica in Webete: neologismo che entrerà nei dizionari? e in Qual è il contrario di preferito?


Vedi anche: Tendenze nella formazione dei neologismi e Occasionalismi: nymwars.
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5 commenti su “Occasionalismi o neologismi?”

  1. Licia:

    @Luigi Muzii: in inglese four-letter word significa “parolaccia”, non c’entrano le cinque lettere di FUDGE.

  2. Luigi Muzii:

    Grazie per il chiarimento: come è noto, ho pochi studi e nessuna esperienza; cercherò di riparare, magari a settembre.
    Nel frattempo, segnalo l’altra perla in chiusura. Ovviamente non ne propongo la traduzione, visti i risultati: “The only way to know for sure whether a newly prominent expression will last is to wait about 40 years, to see if a new generation will pick it up.” Qualcuno una volta ha scritto: “In the long run, we’re all dead”. Caso perfetto per evitare verifiche e contestazioni. O no? Come evitare, per una vita, di cimentarsi con lo stesso lavoro che fa produrre errori agli altri, ma si sa, a far nulla, non si corre il rischio di sbagliare, e la critica è facile e l’arte difficile.

  3. Licia:

    @Luigi Muzii, può essere difficile interpretare correttamente commenti che appaiono criptici, come il primo che ha fatto. Leggendo questo secondo commento, invece, non si può che concordare che criticare è sempre facile (più difficile dare contributi costruttivi)!
    Aggiungo che il metodo suggerito da Metcalf non è nuovo: è stato presentato in un libro del 2002, Predicting New Words: The Secrets of Their Success ed è citato in fonti autorevoli, ad es. Language Log e Visual Thesaurus.

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