A Milano questo fine settimana c’è una bellissima iniziativa, Piano City, durante la quale centinaia di pianisti professionisti e dilettanti aprono le loro case per dei concerti.
L’unica mia perplessità riguarda la comunicazione, infarcita di inglese come spesso accade da queste parti.
I concerti, ad esempio, sono concerts e si dividono in house, city, celebration e guest (ma nel regolamento gli house concert diventano italianissimi concerti nelle case).
Itanglese anche nella presentazione per la trasmissione Caterpillar: Il suo core sono 100 concerti nelle case degli stessi pianisti […] Insieme agli house concerts ci saranno 3 mani [sic, main] events pubblici: una Piano Battle, una Maratona musicale […] e una Piano Night.
E pensare che in tutto il mondo i pianisti usano terminologia in gran parte italiana!
Silvia Pareschi:
Portare il marito americano in Italia è sempre fonte di interessanti osservazioni linguistiche. L’altro giorno rideva per l'”open night” (il suo preferito rimane però il “self bar” delle stazioni), mentre il “family day” lo lascia sempre perplesso. Però non ha saputo spiegare perché “happy hour” sì e “open night” o “family day” no: se la prima viene direttamente dal mondo anglofono, le altre due sono invenzioni italiche ma sembrerebbero perfettamente plausibili anche in inglese. Mi sa che ci farò un post!
Licia:
@Silvia, mi piacerebbe moltissimo leggerlo! E, mi raccomando, non dimenticare di fargli vedere i prodotti di marca Mister Baby e poi fammi sapere se il nome suscita la stessa ilarità che provocava in alcuni miei amici inglesi!
Remo:
C’è da dire che anche il me di tutto il programma non promette bene “Piano city”: “piano in citta” non poteva andare bene? oppure qualche altro nome un po’ più fantasioso e meno italiano.