The Economist in Lost (or gained) in translation mostra una tabella che confronta la lunghezza delle traduzioni in varie lingue, misurata in caratteri, di un testo originale inglese di 1000 caratteri.
Il Post in Qual è la lingua migliore per Twitter? riprende i dati aggiungendo però varie inesattezze linguistiche, a partire dalla frase riassuntiva:
“L’Economist ha pubblicato un grafico che mostra le lingue più sintetiche del mondo: l’italiano è tra quelle che usano più caratteri, il cinese le batte tutte”.
La capacità di esprimere un concetto viene associata sia al numero di caratteri che alla varietà lessicale, ignorando così che la maggior parte dei concetti in ciascuna lingua può essere espressa da singole parole (cfr. Patatine e triangolo semiotico).
Lingue sintetiche
La svista più evidente, però, riguarda proprio la sinteticità delle lingue. L’articolo afferma “grazie alla loro lingua, gran parte dei cinesi non raggiunge mai il limite dei 140 caratteri permessi da Sina Weibo. Anche il coreano è una lingua molto sintetica, anche se spesso i coreani che twittano ometttono alcune sillabe per risparmiare spazio, così come i parlanti di lingue romanze molto verbose come spagnolo e italiano abbreviano molti termini”.
In realtà lingua sintetica ha un significato ben preciso in linguistica e NON vuol dire “lingua che consente di usare poche parole”. Una lingua sintetica è una lingua che esprime i rapporti sintattici per mezzo della morfologia di ciascuna parola, ossia elementi interni (ad es. desinenze, affissi). Esempi tipici di lingue sintetiche sono il latino e l’ungherese (altri esempi qui).
Lingue analitiche
Una lingua sintetica è quindi diversa da una lingua analitica (o isolante), che esprime le stesse funzioni privilegiando invece elementi esterni indipendenti (ad es. preposizioni, verbi ausiliari). Esempi di lingue analitiche sono l’inglese e il cinese, che non ha alcun tipo di flessione. Il coreano, invece, è una lingua agglutinante (la funzione sintattica e grammaticale delle parole è segnalata e specificata dall’unione al tema di uno o più affissi) e in quanto tale è sintetica: nulla a che vedere con il numero di caratteri che ne compongono le singole parole!
L’italiano è una lingua che presenta aspetti sia analitici che sintetici e per questo è classificata come lingua di tipo fusivo o flessivo. Ad esempio, la singola parola parlerà contiene informazioni sulla persona, il tempo e il modo per le quali in inglese sono necessarie tre diverse parole, he will speak.
Brevità ≠ Sinteticità
Tornando all’articolo citato, si può capire che la “brevità” delle frasi cinesi che appaiono nei siti di microblogging non è dovuta alla struttura della lingua ma al tipo di scrittura, e che non ha molto senso definire cinese e arabo “lingue meno dispendiose” o affermare che Twitter favorirerebbe “la maggiore sinteticità delle lingue di oggi”.
Vedi anche: Bufale: le molte parole eschimesi per la neve (un esempio di lingua polisintetica all’origine di una diffusa leggenda metropolitana).
Nuovo post: Luoghi comuni: lingue semplici vs complesse (non esiste alcun metodo che consenta di classificare le lingue in base a diversi livelli di complessità)
Aggiornamento: la differenza tra lingue analitiche e lingue sintetiche è illustrata in questo video di Tom Scott, in inglese ma con sottotitoli in diverse lingue:
Stefano:
Non so se ridere o piangere pensando al film che mi ero fatto leggendo di sfuggita il tooltip. Grazie alla presbiopia da raggiunti limiti di età, avevo letto “microbiology” invece di “microblogging”. Poi, vista la frequente ricorrenza di “tweet” nel testo, mi sono immaginato questi microbiologi che si twittano i risultati e, a seconda della lingua, riescono a farlo in modo più o meno efficiente…