Sfogliando il giornale ho visto che stasera su RAI 3 sono in programma i mediometraggi di Wallace & Gromit. Li conosco in versione originale ma sarei curiosa di sapere come sono stati resi in italiano gli innumerevoli giochi di parole ed espressioni idiomatiche e i riferimenti che spesso implicano conoscenze enciclopediche britanniche.
Proprio qualche giorno fa ho rivisto il filmato più recente, A Matter of Loaf and Death, ambientato tra forni e fornai. Il trailer originale:
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Nel titolo italiano, Questione di pane o di morte, si perde non solo il gioco di parole loaf / life (e anche love, per via dell’accento settentrionale di Wallace), ma anche il riferimento al film A Matter of Life and Death che in italiano si chiama Scala al Paradiso. Non è l’unica citazione cinematografica, ad es. il forno di Wallace & Gromit si chiama Top Bun e ci sono alcune scene che richiamano film famosi.
Ci sono poi molti riferimenti linguistici al cibo e in particolare a pane, torte e a quanto si cuoce in forno (baking), ad es. il nome della protagonista femminile, Piella Bakewell, fa pensare a pie, paella e Bakewell tart (ma anche a una famosissima Nigella).
Non mancano le espressioni idiomatiche, come ad esempio to be on a roll, avere successo, e a piece of cake, per descrivere qualcosa che è veramente facile da fare.
I vezzeggiativi usati dai protagonisti umani fanno sempre riferimento a dolci o torte, ad es. vanilla slice (millefoglie), sponge cake (pan di Spagna), fudge cake, shortcrust (pasta brisée), mince pie. Quando però la situazione degenera, Wallace viene descritto con il poco lusinghiero fruitcake (“fuori di testa”).
Divertenti anche i nomi del servizio di consegna a domicilio, Dough to Door, e della marca di pane in cassetta, Bake-O-Lite (cfr. Bakelite). Molto azzeccata la descrizione cereal killer per l’assassino (la pronuncia di cereal e serial è la stessa, /ˈsɪəriəl).
Per la storia è inoltre fondamentale l’espressione baker’s dozen, ovvero tredici.
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Aggiornamento 2/1/2012 – Ho aggiunto alcune note sulle scelte di traduzione della versione italiana nei commenti qui sotto.
Altre espressioni idiomatiche legate al cibo in Ghigliottine, (pan) brioche e torte.
Ho già accennato a Wallace & Gromit in Alcuni riferimenti natalizi inglesi (e irlandesi) e Wallace & Gromit sui francobolli inglesi.
Silvia Pareschi:
Se lo vedi ci fai sapere qualcosa? Ogni volta penso che tu sia riuscita a segnalare il peggiore incubo del traduttore, ma questo è il Finnegan’s Wake dei cortometraggi!
Licia:
@Silvia, dovrei riuscire a guardarlo. Prenderò appunti 😀 e poi aggiornerò i commenti.
Mara:
Fra frolla, brisé, sablé mi vengono sempre gli incubi. Cosa rende per esempio una shortcrust una brisé?
Licia:
@Mara, anch’io avevo sempre avuto questo dubbio e avevo fatto qualche verifica, concludendo che la shortcrust tradizionale non ha le uova, mentre la pastafrolla sì. La versione con lo zucchero si dovrebbe chiamare sweetcrust pastry e può contenere anche le uova (ma in questo caso forse si dovrebbe parlare di pâte sablée?). L’unica cosa sicura è che manca una corrispondenza esatta tra le varie lingue.
Una curiosità di Wikipedia: se si va sulla voce inglese shortcrust e poi dalla colonna a sinistra si sceglie l’italiano, si apre la pagina della pasta frolla (le descrizioni però non corrispondono), ma se la ricerca si fa in italiano con pasta brisée e da lì si passa all’inglese, si torna su shortcrust…
Licia:
Sono infine riuscita a vedere la versione italiana Questione di pane o di morte (peccato che nella storia ci sia molto pane e un’unica torta, altrimenti si poteva pensare a Questione di vita o di torte come titolo alternativo). Ecco i miei appunti:
Per chi conosce il finale della storia, aggiungo che grazie alla versione italiana ho capito una battuta che nell’originale mi ero persa perché in inglese la seconda b non si pronuncia: bomb voyage.
Silvia Pareschi:
Grazie Licia, davvero molto interessante. Sembra che ci abbiano provato, insomma, anche se non abbastanza. Per i giochi di parole e le espressioni idiomatiche c’era poco da fare, temo, ma per il titolo direi che si poteva comunque usare quello che suggerisci tu, anche se meno vicino al contenuto, perché sarebbe stato bello avere un gioco di parole riuscito almeno nel titolo.
Licia:
@Silvia, anche secondo me si sarebbe potuto fare qualche sforzo in più, ad es. si sarebbe potuto cercare di compensare la perdita di espressioni idiomatiche originali inserendo altrove (in altre situazioni) modi di dire italiani diversi ma legati agli stessi campi semantici (ci sono vari casi in cui si sente la voce dei personaggi senza che ne sia inquadrata la faccia, e questo dovrebbe permettere una certa flessibilità nel doppiaggio). Qualche esempio: buono come il pane, non essere pane per i <propri> denti, mangiapane a tradimento, non si vive di solo pane, non c’è pane senza pena, col pane tutti i guai son dolci, essere una pasta d’uomo, essere di pasta buona, avere le mani in pasta, non essere farina del proprio sacco…
Marco Cevoli:
Sapendo, anche solo di sfuggita, in che modo sono costretti a lavorare i traduttori filmici e – soprattutto – i tempi a cui sono assoggettati e le tariffe che percepiscono, è già un miracolo che non abbiano appiattito _tutti_ i doppi sensi. 🙂
Licia:
@Marco, un lavoro tra l’altro molto complesso per Wallace&Gromit, dove ci sono sempre molti giochi di parole e riferimenti tipicamente British (tanto che l’accordo che era stato fatto con la Dreamworks era durato meno del previsto per questioni di creative differences, a quanto pare dovute, tra le altre cose, all’ostinazione degli americani nel voler eliminare tutto quello che potesse risultare poco comprensibile al pubblico americano…).