Nota: questo testo è stato scritto un anno prima dell’uscita di Windows 8. Dettagli sulla terminologia definitiva in varie lingue in Windows 8: da charm ad accesso.
Terminologia di Microsoft Windows 8
Partecipando al progetto MTCF si possono votare alcuni esempi di terminologia italiana di Windows 8 oppure suggerire soluzioni alternative. Sono proposti termini associati a nuovi concetti, come speed bump, badge e tile, e altri già discussi anche qui, come pinch e pin.
Charm, un nuovo concetto
Charm è una nuova funzionalità ad alta visibilità descritta come “a button that provides access to key Windows features, including the Start screen, search, sharing, devices, and settings”.
Nell’interfaccia desktop i cinque charm appaiono posizionando il puntatore del mouse nell’angolo inferiore sinistro dello schermo (sostituiscono il menu Start delle versioni precedenti di Windows); nell’interfaccia Metro (ad es. nei tablet) appaiono sul lato destro.
Charm, un nuovo termine
Charm è un esempio di terminologizzazione, un uso nuovo e originale di una parola esistente. Microsoft ha richiesto la registrazione come marchio e, se la ottenesse, immagino che potrebbe decidere di mantenere il termine in inglese anche nelle versioni localizzate.
Charm, un significato (s)conosciuto?
In un contesto di lingua inglese il termine charm funziona perché è breve, eufonico e facilmente riconoscibile. In un contesto internazionale lo trovo invece poco felice.
Mi domando se l’origine della metafora sia chiara per chi non è di madrelingua inglese.
Sono sicuramente noti i significati primari (più frequenti) della parola charm:
1 – fascino, attrattiva, incanto
2 – formula magica, incantesimo
Sono basati su questi significati alcuni suggerimenti di traduzione in MTCF: in italiano pulsante magico, in tedesco Zauber (“magia”, “fascino”) e Glücksbringer (“portafortuna”, un ulteriore significato, meno noto, di charm), in portoghese brasiliano botão [pulsante] encantado. Per il francese il moderatore ha proposto talisman.
Ma in Windows 8 il riferimento metaforico è a un altro significato di charm:
3 – ciondolo: l’oggettino che si attacca a un braccialetto o a un telefonino, spesso
dall’aspetto stilizzato e che, in un certo senso, è simile a un’icona (in alcuni
contesti, questi ciondoli sono commercializzati come charm anche in italiano).
Spero si capisca dove voglio arrivare: se il neologismo semantico che descrive un nuovo concetto ad alta visibilità è basato su un significato secondario di una parola, come nel caso di charm, chi parla E2 (English as a Second Language) con una conoscenza ristretta ai significati primari potrebbe fare interpretazioni scorrette e/o indesiderate.
In questi casi, soprattutto se si mantiene il termine in inglese anche nelle versioni localizzate, bisognerebbe assicurarsi che in altre culture i significati primari non portino con sé connotazioni particolari che possano causare una percezione distorta del termine e quindi del prodotto (ad es. per charm l’idea di stregare o abbindolare, di superstizione, di qualcosa legato alle emozioni, di non tecnologico). E se il marketing decidesse di giocare proprio sulla polisemia della parola, le complicazioni aumenterebbero!
Charm, anche in altri prodotti
Potrebbe essere interessante sapere che Microsoft usa il termine charm già da alcuni anni in Windows Live Calendar, dove descrive ciascuna delle icone promemoria per personalizzare ricorrenze ed eventi nel proprio calendario, quindi si tratta di un concetto diverso (ma l’aspetto è proprio quello di un gingillo decorativo).
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Concetti, “traduzioni” e il contributo delle community
Concludo questo lungo post ribadendo alcune considerazioni sul lavoro terminologico.
Nella scelta della terminologia inglese associata a concetti ad alta visibilità, localizzabili o meno, andrebbero sempre valutate anche le conoscenze degli utenti E2, come accennavo in Marketing plurilingue: tradurre o non tradurre? (alcuni dizionari classificano le parole in base a bande di frequenza, quindi sono informazioni facilmente reperibili).
II contributi delle community nella scelta della terminologia sono utilissimi e va incoraggiata la partecipazione. Purtroppo, come ho descritto con vari esempi qui, i progetti come MTCF hanno dei limiti dovuti al formato, all’impossibilità di condividere tutte le informazioni di cui dispone il terminologo e all’impostazione semasiologica che porta a tradurre i singoli termini senza analizzare le relazioni tra concetti.
Nella gestione della terminologia per la localizzazione è invece preferibile un approccio onomasiologico: si analizza il concetto, gli elementi che lo contraddistinguono e il contesto d’uso della lingua di partenza e quindi si cerca un’equivalenza nella lingua di arrivo, evitando la tentazione di “tradurre” letteralmente il termine.
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Aggiornamento ottobre 2012 – Nella versione italiana di Windows 8 appena rilasciata i charm sono stati chiamati accessi. Ne ho parlato in Windows 8: da charm ad accesso (link aggiunto).
Nota: credo sia palese ma, a scanso di equivoci, questo post contiene considerazioni e supposizioni del tutto personali, basate su informazioni disponibili pubblicamente.
Marco:
Post interessante. Secondo me la scelta di “charm” è proprio infelice a monte. Ne ho parlato con alcuni inglesi e americani che lavorano in ambito linguistico e sono d’accordo con me. E’ evidente che dati questi presupposti la localizzazione crea grossi problemi. Anche i madrelingua pensano come prima cosa ai due significati primari che hai giustamente citato.
Aggiungo un’altra considerazione legata a Windows Mobile in generale. Mi fa sorridere il repentino cambio di rotta di Microsoft, che dopo averci appiattito l’esistenza con la forma impersonale ha ora deciso di darci del tu…
Una mossa un po’ tardiva, direi. E in contraddizione con le altre linee di prodotti. A meno che vogliano usare lo stesso stile di Windows Mobile a 360 gradi in tutti i loro prodotti? Non so, questa cosa mi lascia molto perplesso.
Licia:
@Marco, grazie per il commento. Mi fa piacere sapere che non sono l’unica a essere perplessa da charm!
Per la localizzazione, se è gestita correttamente in una modalità orientata al concetto si dovrebbe riuscire a trovare una soluzione soddisfacente: i termini vanno visti come "etichette" e si deve lavorare soprattutto sul concetto che rappresentano, quindi le parole usate in inglese per descriverli dovrebbero essere irrilevanti (due esempi che cito spesso sono nudge e Ribbon). Per poterlo fare bisogna però che il concetto sia definito adeguatamente e siano chiare le relazioni tra i concetti correlati: solo così si può sapere esattamente quali aspetti del concetto debbano essere privilegiati o resi espliciti e a quali si possa eventualmente rinunciare (ad esempio, cosa differenzia charm da button e da icon? In italiano si può riciclare un termine già usato come pulsante oppure è un concetto chiave che va identificato in modo univoco?). In teoria è semplice, nella pratica molto più complicato…
Sullo stile, sarebbe un discorso sicuramente interessante ma complesso. Come dicevo in Tu, voi o infinito?, la forma impersonale era sicuramente la scelta corretta negli anni ‘80, quando le applicazioni localizzate erano destinate soprattutto ad ambiti professionali dove il “tu” sarebbe stato fuori luogo. Ora la percezione è decisamente diversa ma credo si capisca perché c’è stata resistenza al cambiamento (o meglio, all’aggiornamento di stile) pensando all’aspetto economico: ogni nuova versione di un prodotto ricicla moltissimo materiale cosiddetto legacy che rimane invariato; se però si cambia lo stile, tutte le risorse linguistiche vanno uniformate, con costi molto alti. C’è poi da considerare l’impatto sulla traduzione automatica e le stringhe e le memorie di traduzione usate per il training del sistema…
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Guida Windows 8, recensione del nuovo sistema operativo Microsoft | Tom’s Hardware
[…] Non è certo una traduzione perfetta, anche perché riportare in italiano il senso evocativo originale un’impresa piuttosto complicata, e forse per questo alla lunga resterà il termine inglese. Chi ama gli azzardi può chiamarla Barra degli Amuleti, o in qualche altro modo creativo […]