Ho parlato spesso di conoscenze enciclopediche, un concetto che ha ormai qualche anno ma che continuo a trovare utile. Aggiungo un paio di riferimenti che riguardano l’analisi del discorso ma che sono rilevanti anche per la traduzione e il lavoro terminologico.
Interpretazione del testo
Nella lezione L’analisi del discorso [documento non più disponibile], il sociologo Marcello Maneri definisce il termine enciclopedia di conoscenze come l’insieme di informazioni linguistiche e soprattutto extralinguistiche che il lettore usa nell’interpretazione di un testo per formulare inferenze sul “non-detto”:
“Il testo è il frutto di un processo di produzione, del quale ospita delle tracce, e va incontro a un processo di interpretazione, per il quale funziona come una risorsa. L’interpretazione richiede una cooperazione attiva del lettore/ascoltatore, che ‘riempie’ i buchi presenti in ogni testo con le proprie inferenze. Il lettore si avvale per questo di una propria enciclopedia di conoscenze, che include i significati delle parole, le loro connotazioni, le caratteristiche di classi di oggetti e di persone, le sequenze attese di eventi in una situazione tipica, certe strutture canoniche del racconto ecc.”
Esempio: Il “non detto” su Marte.
Traduzione
I problemi di comprensione causati da conoscenze enciclopediche non condivise possono manifestarsi all’interno di una stessa lingua, come accennavo in Quando Eminem è meglio di John Wayne, ma sono ancora più evidenti nella traduzione verso altre lingue.
Il traduttore dovrebbe essere in grado di individuare gli aspetti di un testo con possibili connotazioni “enciclopediche”, per poi decidere le strategie di traduzione più adatte in base alle competenze del lettore a cui è destinato il testo (il lettore tipico o modello), ad es. potrebbe dover rendere esplicite alcune informazioni oppure eliminarne altre che sono ovvie per il lettore della lingua di arrivo (cfr. Ridondanza, traduzione e adattamento).
Lavoro terminologico
Il terminologo fa un’operazione simile, focalizzata sulle parole ma non per questo limitata a dettagli puramente lessicali. In proposito, L’analisi del discorso (Violi e Manetti) propone il concetto di enciclopedia, con questa accezione:
“L’insieme di ulteriori significati, connotazioni aggiuntive, rimandi culturali, che si sono stratificati, nel corso del tempo, e che fanno altrettanto parte del significato complessivo di un termine, quanto quelli, più scarsi e riduttivi, del dizionario.”
Con questo tipo di analisi si possono identificare coppie di parole che in lingue diverse rappresentano lo stesso oggetto per il dizionario ma non per l’enciclopedia, come in questi esempi per l’inglese e l’italiano:
– duct tape e nastro adesivo americano
– plumber e idraulico
– pasta salad e insalata di pasta
– immediately e subito
– Easter egg e uovo di Pasqua
– blogorrhea e blogorrea.
Queste verifiche sono fondamentali nelle valutazioni di localizzabilità e globalizzazione. Ne ho parlato in Competenze culturali nel ciclo di vita del prodotto (cfr. in particolare gli esempi sul sostantivo inglese common).
Nuovo post in tema: La “maledizione della conoscenza” (la difficoltà di immaginare che gli altri non sappiano ciò che conosciamo bene).
Aggiornamento: un esempio di cooperazione attiva del lettore e dei problemi che può comportare per la traduzione in Animali volanti e decodifiche aberranti.
Rose:
Le differenze culturali di tipo generazionale sono inevitabili, ma un buon traduttore deve tenersi al passo ‘coi tempi’. La cosa può essere triste, quando si viene al gergo e alle espressioni volgari che ormai vengono tollerati in molti ambienti, anche quelli che dovrebbero essere preposti all’educazione. Temo di essere troppo sensibile, a questo proposito.
Blog interessante, l’ho sfogliato qua e là. Grazie. Rose 😀
Licia:
Grazie Rose. Credo che sensibilità sia una parola chiave nel lavoro del traduttore o del terminologo, in particolare per quel che riguarda la sensibilità verso la lingua di partenza e la lingua di arrivo, che permette di cogliere le differenze che non sono segnalate nei dizionari (come nell’esempio di idiosyncrasy e idiosincrasia).
Licia:
Riprendo il riferimento a Quando Eminem è meglio di John Wayne, dove avevo accennato alle conoscenze enciclopediche di tipo generazionale e legate a un paese specifico (ad es. personaggi e programmi televisivi), perché ho appena visto una vignetta e alcuni commenti di Dan Piraro (Bizarro Blog) molto rilevanti:
In particolare ho trovato interessante la descrizione che Piraro, americano, ha aggiunto alla vignetta per chi non è mai stato negli Stati Uniti e non sa granché di Hollywood (If you’re a reader who has never been to the U.S. and doesn’t follow Hollywood bullshit), perché sono delle inferenze sulla mancanza di inferenze:
– cos’è la Hollywood Walk of Fame
– chi era Clark Gable
– chi è Snooki (la protagonista di Jersey Shore, un reality show molto trash).
(da notare anche l’abbigliamento del nonno americano!)
Rose:
Grazie per la specifica sulle idiosincrasie. Non so perchè, ma a me viene d’usarla nell’accezione inglese… e non mi illudo di conoscere l’inglese meglio dell’italiano.
La vignetta sulla walk of fame è fin troppo veritiera, il suo commento, sottiiiile (ma vedo che lei non lascia nulla al caso ;-)) e l’abbigliamento del nonno un po’ alla volta sta simpaticamente prendendo piede anche da noi.