Complimentary defamation analizza una causa per diffamazione intentata (e persa) negli Stati Uniti da uno stuntman ultrasessantenne contro ESPN, un network televisivo notoriamente irriverente che l’aveva descritto come pimp, ossia “magnaccia” o “protettore”.
La corte d’appello aveva stabilito che la parola pimp non doveva essere valutata individualmente (e letteralmente) ma interpretata nel contesto in cui appariva.
Nello slang giovanile e del pubblico del network, pimp va infatti inteso come un complimento: può essere rivolto a un individuo che ci sa fare con le donne o che è molto abile nel suo campo. In un ambito colloquiale o volutamente ridanciano l’uso di pimp non si deve quindi ritenere offensivo.
Ho pensato al concetto di disfemismo:
Figura retorica che consiste nel sostituire, in modo spesso scherzoso, una parola con un’altra dotata all’origine di connotazione negativa, senza tuttavia attribuirle un tono offensivo. [Dizionario Zingarelli 2012] |
Nel contesto dei blog italiani un esempio abbastanza diffuso di disfemismo è la parola tenutario, usata ironicamente dal titolare di un blog per descrivere se stesso o altri blogger.
mara:
Licia, che dire, al solito fantastica 🙂 Grazie per la difesa via proxy
Marco:
“Tenutario” è davvero un esempio perfettamente calzante! E non avevo mai pensato all’analogia tra “pimp” e “tenutario”, che provengono dallo stesso ambito semantico 😉