Sulle vetrine di alcuni negozi di Ginevra ho notato un formato dell’ora che a un italiano può sembrare insolito: dopo l’ora e prima dei minuti, se indicati, viene inserita la lettera h, senza spazi, come nell’esempio 14h30.
Le mie conoscenze di francese sono molto limitate e quindi non so se si tratti di una convenzione di questa lingua, di un formato svizzero o semplicemente di una peculiarità locale.
Una cosa però è certa: l’orario che si vede nella foto è alquanto singolare.
Riuscite a indovinare di che tipo di esercizio si tratta? Per la risposta, fate clic sulla foto e, come me, provate anche voi a chiedervi chi mai possa essere il cliente tipico…
Vedi anche: post con tag internazionalizzazione (“paese che vai, formato che trovi”).
m.fisk:
è la convenzione francese!
Licia:
@m.fisk, grazie.
Per me è interessante dal punto di vista della globalizzazione del software: questo formato francese dovrebbe essere disponibile in qualsiasi sistema operativo, indipendentemente dalla lingua, e invece gli utenti di Windows, ad esempio, non hanno questa opzione. L’unica che si avvicina è quella con la h dopo i minuti.
Sarei curiosa di sapere se gli altri sistemi operativi sono più completi.
aldopaolo palareti:
Immagino che siate a conoscenza del progetto CLDR (osoitato da unicode.org): “The Unicode CLDR provides key building blocks for software to support the world’s languages, with the largest and most extensive standard repository of locale data available”.
Nella pagina dedicata al francese (http://unicode.org/repos/cldr-tmp/trunk/diff/summary/fr.html) i pattern previsti per le ore sono paarecchi: segnalo i pattern “hour/one/alt-short” e “hour/other/alt-short” che sono entrambi “{0} h” (cioè l’ora seguita da uno spazio e dalla lettera h), il pattern “hourFormat” con il valore “+HH:mm;-HH:mm” e il pattern “Hm” del calendario gregoriano con valore “HH:mm”.
Il pattern “{0}h{1}” segnalato nel post non compare da nessuna parte per il francese e neppure nella pagina che indica le peculiarità del francese svizzero (http://unicode.org/repos/cldr-tmp/trunk/diff/summary/fr_CH.html): questo vuol dire che il pattern non può essere prodotto da nessun programma che sia basato su questo standard, ed essendo io un informatico, non un linguista, è questo l’aspetto che mi interessa; va inoltre notato che dei quattro orari indicati, tre si avvicinano al pattern “hour/other/alt-short” con la sola assenza dello spazio, mentre solo uno si differenzia dai pattern presenti su CLDR.
Se si tratta di uno standard di uso locale, credo si possa chiedere di aggiungere una variante del “Locale Data fr” al CLDR; se invece lo si ritiene un importante pattern di uso comune potrebbe essere utile aggiungerlo al CLDR di “fr” (io non ho mai provato, non mi ritengo abbastanza autorevole, anche se ho trovato alcuni pattern per l’italiano che mi danno fastidio).
Non sono un esperto, ma sospetto che alcune abitudini di uso della lingua si diffondano rapidamente una volta che i parlanti/scriventi si rendono conto dei relativi vantaggi. Questo mi sembra uno di questi casi: forse non si tratta di una convenzione ma di un’abitudine (ammesso che esista una differenza tra le due).
Licia:
@aldopaolo, grazie per il contributo e i link.
Il formato dell’ora visto a Ginevra, peraltro non ovunque, mi aveva colpita proprio perché non l’avevo mai visto descritto in nessun tipo di locale. Sarei curiosa di capire se si tratta di un formato usato solo in contesti ristretti (geografici, commerciali o altro) o se è sufficientemente diffuso da giustificare un eventuale inserimento negli standard, come suggerito nel commento.
Penso sarebbe anche interessante confrontare l’uso nel tempo, ad es. 30 anni fa, ora e fra 10-20 anni, per vedere se la mancata disponibilità a livello informatico possa influenzare diffusione e uso di questa convenzione.
Carla Crivello:
L’insolito formato, se non erro, caratterizza l’orario “tradizionale” francese. Per curiosità, sono andata a controllare sul sito della Société Nationale des Chemins de fer Français (SNCF): lì ancora lo si ritrova.
Licia:
@Carla, grazie dell’esempio. Ancora di più mi viene da domandarmi come mai un formato effettivamente diffuso in un paese rilevante non sia mai stato incluso negli standard.
Ilaria:
A me soprattutto viene da chiedermi perché mai una tea room ginevrina con una specie di brucomela in vetrina dovrebbe aprire dalle quattro alle sei di mattina la domenica…
Licia:
@Ilaria, saperlo! Purtroppo ci sono passata davanti solo di pomeriggio e non ho proprio idea di chi frequenti il locale. La curiosità rimane, anche per via del brucomela :-D.
PS Per chi conosce Ginevra, il posto si trova nella zona Eaux-Vives.
Vittoria:
Perché dalle 4 alle 6 di mattina di domenica? Chiedetelo alle persone che a quest’ora tornano dalle discoteche! A quest’ora, prima di andare finalmente al letto, una tazza di tè caldo e una brioche appena sfornata ‘ è una cosa meravigliosa. Io che vado alle discoteche di ballo latinoamericano lo so benissimo. E’ un must per molti “discotecari”. Poi ci sono anche i camionisti e semplicemente le persone che vanno a lavorare molto presto.
Licia:
@Vittoria sicuramente i discotecari sono potenziali clienti ma dovrebbero essere veramente numerosi per giustificare l’apertura del locale solo per due ore, e comunque solo di domenica ma non di sabato. Però con i prezzi di Ginevra, forse bastano pochi avventori per fare la giornata 😉
Vittoria:
Boh… Comunque sia, importante è vedere se il punto dove è situato il bar sia in qualche modo “strategico”. La risposta sta sicuramente lì.
Licia:
@Vittoria, infatti! Potrei sbagliarmi, ma la tea room non mi era sembrata in una zona di locali notturni. Soprattutto, però, le decorazioni della vetrina non mi sembravano pensate per intercettare un pubblico di nottambuli (o tantomeno di camionisti, che però dubito si trovino mai a passare di lì: vicino al centro e senza possibilità di parcheggio). Se torno a Ginevra, vedrò di fare indagini più approfondite.