I termini tag cloud e word cloud sono due prestiti ormai molto diffusi in italiano. Al momento coesistono con i calchi nuvola di tag e nuvola di parole ma credo siano destinati a soppiantarli, probabilmente perché la parola nuvola non viene percepita come sufficientemente adatta anche ad ambiti specializzati. E ho notato che a volte viene fatta confusione tra tag cloud e word cloud, che invece rappresentano due concetti diversi.
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Tag cloud
Il termine tag cloud (“nuvola di tag”) indica la rappresentazione grafica dei tag più usati in un sito, ad es. parole chiave associate ai post di un blog o alle foto di una raccolta. I tag vengono ordinati soprattutto alfabeticamente e hanno dimensioni diverse in base alla propria prevalenza.
Nella tag cloud che appare nella barra laterale destra di questo blog, ad esempio, i tag più usati, e quindi di dimensioni maggiori, sono lavoro terminologico, neologismi e prestiti e per ciascuno, al passaggio del puntatore, viene visualizzato il numero di occorrenze.
Ogni tag nella tag cloud di solito è anche un collegamento ipertestuale che consente di accedere a tutto il contenuto associato a quello specifico tag. Se l’assegnazione dei tag da parte di chi ha creato o valutato testi, grafica, foto o altro materiale “taggabile” è stata fatta in base a criteri specifici, una tag cloud può dare un’indicazione affidabile dei contenuti più significativi di un sito e di come sono stati classificati.
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Word cloud
Il termine word cloud (“nuvola di parole”, in inglese anche text cloud) indica invece una rappresentazione grafica delle parole più frequenti in un testo, spesso ordinate in base al loro impatto visivo. Anche nella word cloud dimensioni e frequenza delle parole sono direttamente proporzionali e può essere visualizzato il numero di occorrenze di ciascuna parola; in genere, però, la word cloud non consente collegamenti a contenuto specifico e spesso è un’immagine statica.
Le parole che compongono la word cloud non sempre coincidono con quelle più importanti o più significative e quindi potrebbero dare un’indicazione non del tutto affidabile del tipo di contenuto, specialmente se non sono state escluse in modo adeguato le cosiddette stop word (parole ricorrenti ma non rilevanti come preposizioni, articoli, congiunzioni ecc.). Credo ne sia una prova questa word cloud del primo capitolo de I Promessi Sposi creata con Wordle, seppure usando il filtro che ignora le parole italiane più comuni:
Vedi anche blog ≠ post per un altro esempio di termini a volte confusi come sinonimi e [aggiornamento] Cloud e lessico comune.