Leggi e dizionari (negli Stati Uniti)

imageJustices Turning More Frequently to Dictionary, and Not Just for Big Words (New York Times) riferisce che i giudici della corte suprema degli Stati Uniti ricorrono sempre più spesso ai dizionari per determinare il significato di parole controverse in leggi esistenti, un approccio noto come textualism.

Gli esempi riportati mostrano che si tratta anche di lessico generico, ad es. parole estremamente comuni come now, also, any, if. Sembra inoltre che non ci sia alcuna concordanza di opinioni su quali siano i dizionari di riferimento e come debbano essere usati, ma che i giudici citino i dizionari le cui definizioni meglio si adattano al punto che vogliono provare.

I lessicografi interpellati sono molto perplessi e ricordano che i dizionari possono avere finalità diverse ma sicuramente non si prefiggono di circoscrivere rigorosamente il significato di ogni parola: si limitano a descriverne gli usi nel lessico comune e potrebbero non includere specifiche risemantizzazioni ristrette ad ambiti specialistici.

La notizia è ripresa da The dictionary isn’t the law. The law is che, pur non esplicitamente, sottolinea che i legislatori avrebbero la facoltà di seguire un approccio prescrittivo (possono decidere il significato specifico, anche arbitrario, da associare a una parola specifica in un ambito specifico, ovvero possono creare terminologia) mentre la maggior parte dei lessicografi moderni si attiene a un orientamento descrittivo (registrano le parole documentandone l’uso nella lingua contemporanea, finalità spesso fraintesa dai puristi che non accettano l’evoluzione della lingua e vorrebbero invece che i dizionari fornissero regole cristallizzate a cui attenersi).

Immagino che qualsiasi terminologo avrebbe anche rimarcato l’importanza della gestione della terminologia negli ambiti specializzati, preferibilmente con un approccio proattivo, in questo caso identificando i concetti e i termini a loro associati e documentandoli prima di stendere la legge, in particolare in caso di neologismi semantici nati per terminologizzazione.

Aggiornamento 28 giugno 2011 – But the dictionary says… aggiunge alcuni esempi e conclude ribadendo il ruolo di dizionari e lessicografi:

[…] This constant cherry-picking confirms that jurists do recognize dictionaries as fluid and context-bound, much like the words they define. The job of the lexicographer is not to give the law, or even to interpret it. Dictionaries don’t exist to create meaning. Instead, they record the meanings assigned to words and phrases by speakers and writers, by professionals and amateurs, by lawyers and judges, by upright citizens and criminal defendants. These meanings are multiple and changeable, and reliance on dictionaries should always be instructive, never absolute.

Aggiornamento 2014 – Anche in Italia, un esempio eclatante della convinzione che i dizionari convalidano l’uso delle parole: Polemiche di ferragosto: vu cumprà e vocabolari

Aggiornamento 2019 – Nuovo post: “Se lo dice il dizionario…” su percezioni errate, fraintendimenti e usi impropri dei dizionari italiani.


Vedi anche: post con tag terminologizzazione, per esempi di come si possono creare nuovi termini assegnando nuovi significati a parole comuni, e Grammatica, variabilità e norme interiorizzate, per esempi di integralismi linguistici.