Ho parlato altre volte di terminologizzazione, accennando ai problemi che si possono incontrare se i neologismi semantici non sono identificati nella lingua di partenza a causa della loro polisemia (il nuovo termine coincide con una parola generica già esistente) e per questo non vengono resi adeguatamente nella lingua di arrivo, come è successo con pinch nei prodotti Apple.
Lo scenario opposto si verifica quando il nuovo concetto e il termine associato vengono subito riconosciuti e, per sottolineare la novità, nella lingua di arrivo si adotta il termine originale. Nell’ambito informatico italiano, ricorrere ai prestiti dall’inglese nei casi di terminologizzazione è una soluzione abbastanza comune che di solito non causa problemi di localizzazione, proprio perché si tratta di parole nuove con significato univoco.
Si possono però creare imprecisioni traducendo pedissequamente il testo originale. Un esempio è la traduzione di blog post nella presentazione di Windows Live Writer 2011:
▄ | Crea post di blog sorprendenti in pochi minuti. |
▄ | Dai vita alla tua storia aggiungendo foto e video ai post di blog. |
▄ | Inserisci una mappa di Bing nel tuo post di blog per illustrare una località. |
In questi casi va tenuto presente che in inglese, soprattutto nei testi destinati a utenti generici, si tende a rendere esplicite le parole che hanno subito terminologizzazione: qui gli americani specificano blog post perché post è polisemico e potrebbe risultare ambiguo. Al contrario, in italiano post è monosemico: se il contesto è palese, come in questo esempio (“software per blog”), non ha molto senso specificare di blog, proprio come di solito è ridondante tradurre web browser con browser web.
Le traduzioni che “suonano strane”, come nel tuo post di blog (cfr. nel post del tuo blog), non andrebbero sottovalutate: possono avere un impatto negativo sui potenziali utenti, che inconsciamente potrebbero associare il testo poco idiomatico a una complessità d’uso del prodotto, decisamente non il caso di Windows Live Writer.
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Vedi anche: Manuali di stile e funzione del testo e Aggettivi indefiniti subdoli.
Vlad:
Onestamente, non ho mai trovato ridondante che si specificasse di quale piattaforma è un “post”. Forse perché il termine in sé mi farebbe ancora strano se lasciato da solo in un contesto non colloquiale, anche se lo uso tutti i giorni da più di 20 anni. Forse è un caso di lieve differenza di percezione semantica, ma più che altro sono abituato al tipo di utenza che segnala un “malfunzionamento del kluivert” (client), la richiesta di “abilitazione” a un’ “applicazione” che scopro essere l’icona di una cartella in rete, o “aiuto ho mezzo schermo grigio” quando si ingrandisce la taskbar di windows 2000 con un clic estroso. Lasciati al “post”, si chiederebbero se è post moderno, post scriptum, forse post punk o un significato oscuro da cercare su una circolare passata inosservata.
Licia:
@ Vlad: grazie del commento. In altri contesti, anche secondo me ha senso specificare di blog, ad es. in Word quando si sceglie il comando Nuovo:
Invece nel contesto Windows Live Writer proprio non funziona, anche perché è stata scelta la preposizione semplice e non articolata: per me post di blog in questo caso non è del tutto corretto perché è già stato stabilito che si parla dello specifico blog di chi sta leggendo. Questa è la frase introduttiva della pagina di WLW, dove si dà per scontato che chi legge sa cosa siano un blog e un blogger (e quindi dovrebbe sapere anche cos’è un post):
Secondo me, post di blog proprio non funziona, però se comunque si preferisce specificare, basterebbe poco per rendere la frase più fruibile: Puoi creare fantastici post per il tuo blog e vedere, prima di pubblicarli, come saranno una volta online.