[Luglio 2010] Stanno circolando un paio di storie di “problemini” in alcune versioni localizzate di Facebook, nel frattempo risolti.
Nell’interfaccia spagnola, i compleanni del giorno venivano segnalati da una frase non proprio raffinata, fuck you bitches – dettagli in TechCrunch, da cui è tratto questo dettaglio:
Nell’interfaccia turca alcuni dei termini e dei messaggi di errore più comuni erano stati sostituiti da versioni molto più “creative”, ad es. l’impossibilità di inviare un messaggio a un utente perché offline veniva invece attribuita alle dimensioni ridotte del proprio pene. Tutti i dettagli in CounterMeasures.
Nel caso turco, lo scherzo è stato pianificato in un forum, sfruttando la nota modalità di localizzazione in crowdsourcing di Facebook (in attesa di brevetto), dove gli utenti propongono traduzioni e vengono adottate automaticamente quelle che ricevono più voti, a quanto pare senza ulteriori controlli: ai burloni turchi è così bastato inserire traduzioni alternative e votarle in massa.
Il leitmotiv dei riferimenti volgari mi ha fatto tornare in mente un aneddoto che circolava una ventina di anni fa a proposito di uno dei primi correttori ortografici, prodotto da un’azienda allora molto nota (ora defunta) che si era servita di studenti per inserire i dati nel dizionario: per vincere la noia del lavoro ripetitivo qualcuno di loro si era divertito ad associare parole davvero poco eleganti ad alcuni suggerimenti di correzione. Facile immaginare le reazioni degli ignari utenti.
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Aggiornamento 6 agosto – Altri esempi dei burloni turchi e spagnoli in Facebook e la saggezza delle folle (Il Disinformatico).
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Vedi anche: Errori di localizzazione fatali!, per un problema di localizzazione in turco, Correttori ortografici ed effetto Cupertino, per una spiegazione del nome dato agli scherzetti involontari dei correttori ortografici, e Alternative a blog, chat, newsletter, spamming? – 2, per alcune considerazioni sui progetti terminologici in crowdsourcing.
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