E-Bidet e differenze culturali

El Diego turns nose up at local loo. Only a high-end toilet will do for Maradona in SA - The Sunday TimesDi solito non seguo il calcio ma Enrico mi fa sapere che anche i media inglesi (ad es. The Guardian) stanno parlando delle polemiche su sfarzi e compensi stratosferici ai calciatori ai mondiali 2010 e della richiesta di Maradona di installare nuovi sanitari nei bagni del ritiro della squadra argentina, in particolare il lussuoso E-Bidet, un water accessoriato con una seduta riscaldata e getti di acqua e aria calde (simile ai water usati ormai da anni in Giappone):

The E-Bidet features a heated seat, a warm air blow-dryer and front and rear bidet wands. It sells for 450 dollars at sandman.com, which bills it as "the world’s best toilet seat". [qui]

Come anticipo di silly season, un paio di commenti sul nome E-Bidet:

➤ Pensavo che il prefisso e- fosse ormai superato (fa tanto secolo scorso!) ma probabilmente la mia è una percezione relativa ad altri settori, dove le tecnologie non sono più elettroniche ma digitali e il prefisso più attuale è i

➤ Un prodotto di nicchia come E-Bidet ha un nome che immagino voglia evocare e consuetudini di paesi più sofisticati (basti pensare che la maggior parte degli americani non ha mai visto un bidè). Lo stesso nome avrebbe le stesse connotazioni anche in italiano? Non credo.

classificazione di prodotti American Standard➤ Non so se in Italia sia facile promuovere un unico sanitario con funzioni water+bidè*. Invece, come avevo già notato parecchi anni fa in Inghilterra, all’estero ci sono produttori e rivenditori di sanitari che classificano il bidè come un tipo di water (o accessorio da water, come nel caso dell’E-Bidet). In effetti chi ha amici stranieri, soprattutto non europei, avrà sicuramente sentito aneddoti vari sull’uso del bidè (sanitario specifico per rifiuti liquidi?) e quindi conosce già questa differenza culturale.

In bagno è vietato...Rimanendo in tema,  Toiletology (Language on the Move) fa un’interessante analisi sociolinguistica dei cartelli in bagni frequentati da immigrati di provenienze geografiche diverse, evidenziando le differenze culturali (non occorre andare tanto lontano: gli europei del nord sono abbastanza scioccati dai gabinetti alla turca, per noi invece normali).

Stalls and cubicles (separated by a common language) chiarisce le differenze linguistiche e “architettoniche” dei bagni nei luoghi pubblici in UK e USA, tra cui l’immancabile spazio verticale tra porta e stipite (anche più di un cm) che in America lascia vedere tutto quello che succede dentro il gabinetto, con notevole imbarazzo degli europei.

Un’altra differenza culturale è rappresentata dalla vecchia carta igienica inglese che non aveva il minimo potere assorbente


* L’idea water+bidè è addirittura inconcepibile per gli alcuni italiani? Me lo sono chiesta perché nostri giornali la richiesta di Maradona si sdoppia in tavoletta del water e bidè elettronico (qui e qui).

8 commenti su “E-Bidet e differenze culturali”

  1. Anna:

    interessante e divertente il tuo commento, ma guarda che la “tazza-bidet” (non so se ha un nome più “tecnico”, ma io l’ho sempre sentita chiamare così) esiste da un pezzo. Io ce l’ho nel bagnetto di servizio, per risparmiare spazio, da più di dieci anni – senza getto d’aria, devo ammettere… – non era una gran novità nemmeno allora e se non pretendi particolari tecnologie elettroniche non costa neanche uno sproposito.
    Tra parentesi, è un’ottima soluzione, igienica e funzionale.

  2. Anna:

    scusami, non ho precisato “esiste da un pezzo ANCHE IN ITALIA”, perché l’ho dato per scontato… ma forse non lo è. Allora preciso: io vivo a Roma.

  3. Licia:

    Grazie Anna, non mi era mai capitato di vedere la versione italiana. In effetti ha senso se non c’è spazio, probabilmente però non è il criterio di scelta principale per chi si orienta verso un prodotto costoso come l’E-Bidet 😉

  4. Luigi Muzii:

    Finché si usa… Ci sarebbe semmai da riflettere sul perché il bidet non sia altrettanto comune in certi paesi come da noi. Anni, anni e anni fa un autorevole collega britannico mi disse che era inconcepibile nella cultura puritana in cui era inammissibile l’idea di manipolarsi le pudenda, e l’ironia del Guardian mi fa pensare che avesse ragione e che le storie delle piantine di prezzemolo messe a dimora nel bidet non siano del tutto leggende metropolitane.

  5. Licia:

    @Luigi Muzii: credo che in America i bidè non di lusso vengano promossi puntando sull’aspetto “ausilio per problemi medici“… No comment!

  6. Ilaria:

    La tazza-bidè (senza getto d’aria, simpatico però!) l’ho installata anch’io nel bagno più piccolo, dove appunto non c’era spazio per il bidè vero e proprio. Ricordo di averla “scoperta” come ausilio per persone con disabilità e acquistata in un negozio apposito. Magari adesso si trova nei normali negozi di sanitari.
    Per il bidè all’estero (UK), il peggio del peggio è quando ti ritrovi “toilet” e bathroom” separati da un muro. 🙁

  7. Licia:

    @Ilaria: anni fa in UK mi hanno raccontato una storia allucinante ma vera. Una ragazza italiana era in visita in una casa upper class (atmosfera molto formale e molte stanze) e aveva chiesto dove fosse “the bathroom”. Le era stata indicata la porta ma, una volta entrata, si era accorta che appunto c’erano solo vasca da bagno e lavandino. Troppo imbarazzata per tornare a chiedere indicazioni e presa da impellente necessità, aveva deciso di usare il lavandino, che però con il peso si era rotto in molti frammenti causando lacerazioni che avevano richiesto trasporto al pronto soccorso… (direi che la parola casualty qui ci sta particolarmente bene 😉 )

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