Stamattina la radiosveglia è partita con una canzone del gruppo australiano The Temper Trap che inizia il primo verso sillabandolo:
sweet dis·po·si·tion
nev·er too soon
Ci ho fatto caso perché non ho mai provato a imparare la divisione in sillabe dell’inglese: troppo complessa rispetto alle facili regole italiane insegnate in prima elementare!
In italiano la suddivisione fonetica e quella ortografica, usata per andare a capo alla fine di una riga di testo, più o meno coincidono, anche nei casi in cui l’etimologia suggerirebbe diversamente, come ad es. per tran·sal·pi·no*.
In inglese è tutto più complesso: nell’ortografia si cerca di seguire la suddivisione naturale in sillabe, che però non è sempre così ovvia, ma vanno anche presi in considerazione aspetti morfologici ed etimologici, ad es. le parole macedonia transceiver e transistor si pronunciano /træn’si:və/ e /træn’zɪstə/ ma si dividono trans·cei·ver e tran·sis·tor perché si tiene conto degli elementi che le compongono, transmitter+receiver e transfer+resistor.
Vanno poi considerate le varietà di inglese, come nell’esempio tipico di medicine che per gli inglesi si divide medi·cine e per gli americani med·i·cine (la pronuncia è diversa). Nei casi dubbi, inoltre, l’inglese britannico sembra privilegiare gli aspetti morfologici ed etimologici e l’inglese americano quelli fonetici. Insomma, se proprio si deve andare a capo con una parola inglese, meglio consultare un dizionario.
Ancora più complicato in altre lingue, dove morfologia ed etimologia possono addirittura richiedere cambiamenti ortografici: inventando un esempio, è come se in italiano ammirare si dovesse modificare in ad·mi·ra·re.
Durante la valutazione di strumenti di sillabazione (hyphenator in inglese) per prodotti software, i colleghi un po’ mi invidiavano perché l’italiano è tra le lingue che danno meno problemi di localizzazione, proprio grazie alla semplicità del nostro sistema che, tra l’altro, si riflette in un dettaglio curioso: in alcuni formati, le dimensioni dei file per la sillabazione dell’italiano rispetto alle altre lingue sono molto ridotte, come ad es. si poteva notare nelle vecchie versioni di Microsoft Office confrontando i file con estensione .lex e la sigla hy nel nome, oppure negli hyphenation pattern scaricabili da TEX hyphenation patterns, dove si può vedere che per gestire la divisione in sillabe dell’italiano bastano 343 schemi, mentre per il neerlandese ne servono 12723, a cui va aggiunto un elenco di eccezioni.
…
* Norma UNI 6461, Divisione delle parole in fin di linea, seguita da manuali di stile e dalla maggior parte dei dizionari italiani (ma non dal Sabatini Coletti che rispetta l’etimologia e quindi riporta trans·al·pi·no).
…
Vedi anche: C’è rima e rima, sulla struttura della sillaba in italiano e in inglese, e Charlie Brown, l’ortografia e la sillabazione, per un esempio di localizzazione che non tiene conto della semplicità della divisione in sillabe dell’italiano.
Nuovo post: La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni