Nei commenti al post di ieri Enrico cita Salvalingua che rimanda a un elenco di 111 tipi di caffè che si possono bere in Italia.
Mi ha fatto tornare in mente che a Trieste, dove ho frequentato l’università, le parole che descrivono il caffè sono alquanto diverse da quelle usate nel resto d’Italia. A parte nero in b (pronunciato con la e rigorosamente aperta!), non mi ero mai preoccupata di impararla perché il caffè non mi piace e così, quando avevo dovuto ordinare per un amico giapponese, avevo scatenato le ire del barista dicendo “Vorrei quello che noi in Italia chiamiamo cappuccino”. Ehm…
.
Ci pensa il Goethe-Institut (!) a chiarire la terminologia triestina del caffè.
Ecco cosa scrive Massimo Cirri:
“Il caffè, a Trieste, dopo tanto intreccio con la città, ha generato una lingua propria e difficile: c’è il Nero, caffè espresso in tazzina; il Nero in B, caffè espresso identico all’altro ma servito in un bicchiere di vetro; il Capo, caffè espresso macchiato con latte servito in tazzina; il Capo in B, caffè espresso macchiato con latte ma deposto in un bicchiere; il Deca, caffè espresso decaffeinato in tazzina ed il Deca in B, omologo in bicchiere. Il Capo Deca indica l’espresso decaffeinato macchiato in tazzina ed il Capo Deca in B lo stesso ma in bicchiere di vetro. Il Gocia indica la variante di una goccia di schiuma di latte al centro del caffè e, intuitivamente, la si può applicare solo al Nero, al Nero in B ed ai due Deca. Il Capo in B tanta dovrebbe allora indicare tanta schiuma nel latte che macchia il caffè. Ma non ne sono più tanto sicuro. In più, ad aumentare i dubbi del viaggiatore davanti al barista, quello che i triestini chiamano Caffellatte nel resto d’Italia è un cappuccino. In molti anni di frequentazione di questa bella città non ho mai capito cosa diavolo si debba chiedere se una mattina si vuol bere quello che in Italia si chiama caffellatte.” […] … © Goethe-Institut |
In tema caffè, vedi anche: Trenta: quasi un litro in America
Immagine da Trieste in tazzina, un documento di Promotrieste ora non più disponibile online.
Ilaria:
Quando poi si tenta di varcare le frontiere le cose si complicano. Se chiedo un caffè americano (l’unico che bevo volentieri), o mi portano una porcheria o un espresso con acqua… tiepida a parte. Il mio buon compagno di tavolino, invece, va pazzo per il “latte”. Io gli ordino il latte macchiato e invariabilmente lui rimane deluso, perché le quantità non coincidono. 🙁
… Ma io poi pensavo che il “capo” fosse un macchiatone e scopro che è un normalissimo macchiato, oibò! 🙂
Thumper:
E che il caffèllatte lo si beve a casa… ;))
Pensa ai poveri Triestini, che nel resto del Friuli ordinano un “nero” (volendo un espresso) e si ritrovano con un calice di vino rosso 🙂
Licia:
@Thumper: magari i friulani lo fanno apposta, quando sentono la /ɛ/ bella aperta 😉
Elisabetta:
Trovo solo oggi questa discussione, ma a Trieste per un caffelatte o si chiede proprio un caffelatte! ( che strano, vero?) oppure un latte macchiato..
l’uso di capo è ababstanza recnte, mi sembra, per anni si chiedeva proprio un cappuccino, a Trieste, certi di ottenere un espresso in tazzina con un po’ di latte. E se vi va bene, anche un bicchiere di panna da cui aggiungono un cucchiaino sopra il caffè