Pasta e differenze culturali

Sul sito della BBC c’è un servizio che spiega cos’è il ragù alla bolognese: nei paesi di lingua inglese se ne prepara infatti una versione “britalian”, rigorosamente servita con gli spaghetti (spag bol) e solo lontana parente della nostra.

Italian chefs campaign for better spaghetti bolognese - Duncan Kennedy, BBC News Alla fine del servizio si nota un’altra differenza culturale: quando mangia, il giornalista tiene il braccio sinistro lungo il corpo, come fanno gli inglesi, e non appoggia la mano sul tavolo come vorrebbe il galateo italiano (sembra per ragioni storiche: la mano italiana è visibile per dimostrare di non avere cattive intenzioni e non nascondere armi o altro).

In questo caso il giornalista non usa il cucchiaio per avvolgere le tagliatelle, come invece farebbero molti suoi compatrioti. Sarebbe stato interessante vederlo grattugiare il parmigiano: chissà se avrebbe tenuto fermo il pezzo di formaggio nella mano sinistra e mosso avanti e indietro la grattugia con la destra, come tendono a fare quasi tutti gli stranieri, o avrebbe fatto il movimento contrario, più tipicamente italiano!

Nuovo post: Differenze culturali: come si mangia la pizza


Vedi anche: Pasta salad e insalata di pasta (termini simili ma concetti diversi), Alcuni termini natalizi inglesi (una nota sugli inglesi e il loro uso della saliera a tavola), Cucina italiana al centro dell’attenzione (shock di alcuni stranieri quando scoprono che in Italia alcuni animali sono commestibili) e Pastachetti, Soffatelli, gelato Boccalone Prosciutto (pasta e altri prodotti “italiani” per americani).

2 commenti su “Pasta e differenze culturali”

  1. Ilaria:

    L’aggiunta di vino bianco non la sospettavo (sempre fatto con il vino rosso, lo stesso che poi si serve in tavola), quella di latte mi mancava proprio. E non credo di volerla provare. Gli spaghetti (e non le tagliatelle) al ragù sono miei italianissimi ricordi infantili di vacanze trascorse in alberghetti marini alla buona. Insomma, parlare di purismo in cucina è un po’ come fare scuola guida: impari le regole e poi, una volta fuori, ti rendi conto che ognuno le interpreta a modo suo. 🙂

  2. @ Ilaria: verissimo, soprattutto per quello che riguarda le “regole” della cucina italiana. Quando lavoravo a Dublino pranzavo spesso con gli altri italiani, di provenienze regionali diverse. La frustrazione per quello che offriva la mensa portava spesso la conversazione sul cibo italiano e relativa preparazione, cosa che io trovavo divertentissima perché non c’erano mai due persone che fossero totalmente d’accordo. Memorabile una discussione tra un veneziano e un napoletano sul condimento per il sugo al pomodoro, visto che il primo usava il burro e il secondo ovviamente l’olio di oliva 😉
    Invece ho cercato di rimuovere dai miei ricordi certi spaghetti al ragù che ho visto in Inghilterra parecchi anni fa, da incubo davvero, anche se temo non potrò mai dimenticare quelli estremamente scotti e conditi con carne grigina ed enormi fagioli neri… Per fortuna almeno il concetto di “al dente” ora è sufficientemente noto anche da quelle parti!

    Licia

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