Ancora a proposito della giornata scientifica Realiter 2009, Terminologia e plurilinguismo nell’economia internazionale, avevo trovato molto interessante anche Le peculiarità del linguaggio giuridico. Problemi e prospettive nel contesto multilingue europeo di Maria Teresa Sagri, che aveva evidenziato le complessità, anche linguistiche, nel disciplinare in maniera uniforme l’attività normativa dell’UE: gli ordinamenti nazionali sono fortemente ancorati nel contesto storico-sociale a cui appartengono e non sempre convivono facilmente con norme di origine comunitaria.
L’impatto sulla terminologia del diritto comunitario è notevole, si registra ad esempio:
- genericità terminologica (molta iperonimia) dovuta alla difficoltà di trasposizione tra le diverse lingue, con conseguente ambiguità giuridica e recepimento complesso nei singoli ordinamenti;
- “colonizzazione” da parte di termini ed espressioni comunitarie che entrano nelle tassonomie nazionali (ad es. moneta unica, sussidiarietà, libro bianco);
- neologismi semantici (ad es. persona legale da legal person);
- neologismi combinatori (ad es. danno ambientale dove danno è usato con accezione civilistica e non penalistica);
- mancata uniformità linguistica (ad es. coesistono recesso, risoluzione e rinuncia, oppure biologico ed ecologico).
In questa situazione non sono rari gli errori terminologici che possono a loro volta causare problemi giuridici. Ecco quindi che si ricorre sempre più all’informatica giuridica per creare strumenti linguistici di controllo e soprattutto si sta lavorando a un approccio con ontologie formali che rappresentino le conoscenze giuridiche codificandole in base alle loro proprietà, svincolate dai linguaggi naturali, per consentire una comparazione più scientifica dei diversi sistemi giuridici e una migliore valutazione dell’effettivo livello di equivalenza linguistica, come descritto in dettaglio nel testo dell’intervento.