A tre anni quasi tutti i bambini americani conoscono l’Alphabet Song, una canzoncina che aiuta a memorizzare i nomi delle lettere dell’alfabeto:
La sequenza L M N O P è cantata più velocemente, come se fosse un’unica parola pronunciata /ɛlɛmɛnoʊ pi:/. Ecco così che se si pensa al romanzo Ella Minnow Pea, si capisce che il titolo, dal nome della protagonista, è un gioco di parole: trasparente se i riferimenti culturali sono condivisi ma altrimenti non così ovvio.
In italiano non ci sono canzoni o filastrocche equivalenti all’Alphabet Song e si può notare un’altra differenza culturale: ai bambini italiani in età prescolare non viene insegnato il nome delle lettere (ad es. effe, zeta) come a molti loro coetanei americani che quando vedono una H e una X sanno dire che si chiamano /eɪtʃ/ ed /ɛks/.
In questo modo, però, i neo-scolari americani che devono affrontare l’ortografia complessa dell’inglese si ritrovano poi a dovere anche capire che spesso il nome della lettera, ad esempio /dʌbɨju/, ha poco o nulla in comune con il suono o fonema, ad es. /w/, rappresentato il più delle volte dalla lettera stessa, il grafema W.
Un esempio che a me fa venire qualche dubbio sull’utilità di conoscere i nomi delle lettere prima di imparare a scrivere è in Sesame Street, dove la Y e alcune parole che iniziano per Y sono insegnate da Norah Jones che gioca con il nome della lettera, omofona di why (“I don’t know why Y didn’t come”):
E proprio a proposito di Y e della possibile confusione tra i suoni e i nomi delle lettere durante i primi tentativi di scrittura, nel libro Proust and the Squid: The Story and Science of the Reading Brain di Maryanne Wolf ci sono alcuni esempi molto interessanti, come quello di bambini che scrivono “YN” al posto di “wine” e di “win”. Succede perché il simbolo Y viene associato al fonema /w/ per entrambe le parole e poi vengono seguite strategie diverse, nel caso di “wine” al nome della lettera Y, /waɪ/, viene aggiunta una N per il fonema /n/, in quello di “win” il fonema /w/ viene completato con il nome della lettera N, /ɛn/, per rendere “in”. Un esempio simile è “RUDF” per “are you deaf?”, dove vengono combinati i nomi delle lettere R, U e F, /ɑr/, /ju/ ed /ɛf/ con il grafema D.
Improbabile, invece, che un coetaneo italiano possa scrivere “BL” o “SH” al posto di “belle” e “sacca”, a meno che non si diletti già con i giochi enigmistici o con le abbreviazioni usate negli SMS!
…
Vedi anche: Ordinamento alfabetico (lingue diverse e alfabeti diversi), C’è rima e rima (la struttura della sillaba nell’apprendimento della lettura) e alcune vignette che giocano con il nome delle lettere.
Silvia:
che bello il tuo sito, complimenti per i tuoi interventi!
Cinzia:
complimenti per questo interessante post 🙂
Rose:
A proposito dell’alphabet song, mi permetto di raccontare un aneddoto famigliare: mi trovavo in visita da parenti negli States e, dopo un paio di giorni durante i quali avevo parlato con tutti in inglese, a un certo punto, facendo fare ‘cavalluccio’ alla nipotina di tre anni, cominciai a canticchiare la canzoncina e la bimba esclamò: “Aunt, you CAN speak English!”
Avevo finalmente passato l’esame? 😀
Licia:
Grazie Silvia e Cinzia, e grazie Rose, questo episodio è di quelli che fanno sorridere per il resto della giornata (qua a Milano tra l’altro grigissima).