Il 24 settembre negli Stati Uniti è National Punctuation Day, giornata istituita per promuovere l’uso corretto della punteggiatura.
Le convenzioni per l’uso della punteggiatura non sono le stesse in tutte le lingue. Da un punto di vista solamente tipografico, ad esempio, in inglese americano i due punti richiedono l’iniziale maiuscola per la prima parola della frase che introducono e dopo il punto possono essere usati due spazi anziché uno; in America e Gran Bretagna spesso vengono applicate regole diverse per il punto che segue una citazione (in USA sempre prima delle virgolette di chiusura, in UK invece dopo se non fa parte della citazione stessa); in francese alcuni segni di punteggiatura devono essere preceduti da uno spazio; in tedesco le virgolette sono „posizionate“ in maniera diversa rispetto all’italiano; alcune lingue hanno segni di punteggiatura aggiuntivi, come i punti esclamativo e interrogativo “rovesciati” ¡ e ¿ in spagnolo.
La localizzazione del software deve ovviamente tenere conto di queste differenze. I programmi che riconoscono la lingua in cui si sta scrivendo il testo (o che permettono di impostarla) applicano automaticamente le convenzioni corrette, ad es. aggiungono uno spazio prima dei segni di punteggiatura che lo richiedono o selezionano il tipo di virgolette previsto per la lingua.
Vedi anche: L’Abuso delle Maiuscole (convenzioni diverse in inglese americano e in italiano) e Se i numeri sono un’opinione… (altre diversità nelle convenzioni di scrittura)
Marina:
In traduzione è un problema spesso sottovalutato, invece a mio avviso (sarà colpa dell’occhio da correttrice di bozze?) è assolutamente fondamentale utilizzare le corrette convenzioni. Come noi storceremmo il naso di fronte a una maiuscola dopo i due punti (correttissima invece in tedesco), cosa penserebbe un francese di un testo privo completamente di spazi prima della punteggiatura “alta”? penserebbe che il testo è sciatto e, soprattutto, non è del tutto “francese”. E lo penserebbe a ragione. Fortunatamente il problema sembra interessare sempre più persone, che arrivano sempre più spesso sul mio blog proprio per un post che avevo pubblicato a proposito della differenza di punteggiatura da lingua a lingua.
Licia:
@Marina: in alcuni casi bisognerebbe anche tenere conto che la punteggiatura viene “applicata” in maniera leggermente diversa, ad es. mi sembra che il punto e virgola sia molto più frequente in inglese che in italiano, discorso inverso invece per i due punti.
PS Aggiungo il link al tuo post: Punteggiatura, questa sconosciuta.
Marina:
Infatti, è proprio così. I tedeschi invece fanno un uso compulsivo degli incisi, per noi molto meno frequenti. Ovviamente nel tradurre bisogna sapere adattare il testo di arrivo ed eventualmente cambiare la punteggiatura seguendo ciò che nella lingua target è più utilizzato.
Licia:
@Marina: per non parlare poi di tutti i dettagli come l’uso diverso delle maiuscole nei titoli e le convenzioni per scrivere le abbreviazioni, insomma si potrebbe davvero scrivere un libro sull’argomento! 🙂
Isabella:
Ho un dubbio: vedo usare sempre più frequentemente “etc.”, invece di “ecc.”, per esempio nel nome di questo stesso blog.
A cosa attribuite questo ritorno al latino che sembra propiziato, più che altro, dall’influenza dell’inglese? Ma soprattutto: è corretto?
Grazie
Licia:
@Isabella: non sono un’italianista e non ho sufficienti informazioni ma anch’io ritengo probabile che la diffusione di etc. in italiano sia influenzata dall’inglese.
Per quel che riguarda il nome del blog, è una scelta voluta, anche se quando scrivo uso sempre ecc. Come spiegavo qui, il blog era nato per parlare di terminologia, in italiano, con riferimento specifico alla localizzazione del software, la cui lingua di partenza è quasi sempre l‘inglese, dando però spazio anche ad altre considerazioni linguistiche, in particolare relative a queste due lingue. Mi era sembrato che etc. nel titolo potesse riassumere le mie intenzioni e mi piaceva l’idea di una parola latina, usata sia in italiano che in inglese, che lo facesse con sole tre lettere.
Corretto o sbagliato? A me era bastato che i principali dizionari italiani registrassero sia ecc. che etc. (ad es. Treccani qui e qui, Sabatini Coletti qui, ma anche Devoto Oli e Zingarelli alla voce eccetera), del resto l’italiano è pieno di latinismi e i nomi propri (in questo caso quello del blog) consentono una maggiore libertà di scelta. Ci sono comunque opinioni diverse in proposito, ad es. un lettore che ha ripetutamente criticato l’etc. nel nome del blog ha sostenuto in un commento che «l’uso di “etc.” è dato per errato dai migliori manuali di stile e dalle grammatiche che indicano “ecc.” come forma corretta per abbreviare “eccetera”, anche se questo viene dal latino “et cetera” (e [cose] restanti”», purtroppo però le fonti non sono citate.
Isabella:
Ho capito, grazie.
Io personalmente preferisco utilizzare “ecc.”, in effetti, però è evidente che è destinato a scomparire. Lavoro anch’io nel campo della traduzione e vedo che sempre più collaboratori usano “etc.” anche nelle traduzioni, non solo nelle mail dove forse la scrittura è meno attenta.
Licia:
Come aggiornamento al mio commento qui sopra, aggiungo l’inizio della voce eccetera del Dizionario di stile e scrittura (La lingua italiana in pratica) di Marina Beltramo e Maria Teresa Nesci, uscito nel 2011 e credo destinato a diventare l’opera di riferimento per l’italiano. Vengono accettate entrambe le abbreviazioni (ecc. ed etc.), precedute o meno dalla virgola: