Un grazie a Elio per avermi fatto notare il corso Learn Italian di The Guardian.
Per chi ha un po’ di tempo da perdere, divertente la carrellata di gesti italiani con dettagliate istruzioni su come riprodurli. Curiose alcune delle frasi da imparare (ad es. alla domanda del farmacista “Ha qualche allergia?” viene proposta la risposta “Alle medicine no! Ma non mangerò più la casoela!“) e la scelta di alcuni argomenti, ad es. frasi utili (?!) per parlare di religione.
L’immagine che illustra la sezione Food and shopping mostra una ragazza che mangia gli spaghetti con il cucchiaio, dettaglio probabilmente sfuggito a chi ha curato il corso, visto che sottolinea una tipica differenza "culturale" (eppure tenere la forchetta perpendicolare al piatto non è così complicato!). E c’è anche la foto di una coppia che fa colazione con cappuccino in bicchieroni di vetro…
A parte questo, le frasi scelte in genere sono idiomatiche, anche se in parecchi casi rafforzano stereotipi sui nostri comportamenti (ad es. cosa è utile saper dire in taxi): che si tratti di un esempio di umorismo inglese?!
…
Vedi anche: Italiano idiomatico da spiaggia e Pasta salad e insalata di pasta
Aggiornamento – Sull’argomento “gesti italiani”, un articolo del New York Times con animazioni, When Italians Chat, Hands and Fingers Do the Talking.
Tommaso:
Fantastico!
Con un paio di amici/colleghi traduttori l’anno scorso volevamo creare un videocorso di italiano basato proprio sulla spiegazione della gestualità. Poi il progetto si è arenato, ma speriamo di riuscire a completarlo entro l’anno. Ovviamente tutto gratis e disponibile su YouTube. 🙂
Luigi Muzii:
Più che sui nostri comportamenti, queste sciocchezze servono a rafforzare i nostri pregiudizi sui britannici.
Quando leggo queste cose, penso sempre ad Alberto Sordi e David Niven e a come il primo ricordasse al secondo che i nostri antenati costruivano acquedotti quando i suoi si dipingevano ancora la faccia di blu.
Certo noi facciamo sempre di tutto per renderci ridicoli agli occhi degli altri e suscitare i loro peggiori pregiudizi, a cominciare da Mister Obaaamaaa!
Licia:
@Tommaso: quando il progetto è online, facci sapere!
Daniele A. Gewurz:
In cauda venenum. Dopo tante lodi per il catechista di Chiara, l’ultima frase di “Talking about religion” è:
“Probabilmente Dio non esiste, quindi smettila di preoccuparti e goditi la vita
There’s probably no God. Now stop worrying and enjoy your life”
🙂
Licia:
@Daniele A. Gewurz: la sezione finale delle frasi, Other things to say…, è la mia preferita, ad es. in In the bedroom ( love&sex nel link) fa bella mostra un “Passami il telecomando amore” 😉
Marina:
Mi incuriosisce sempre tantissimo guardarci attraverso il “filtro” degli stranieri. Proprio poco tempo fa ho trovato un post sul blog di una ragazza francese che seguo e che riassumeva in una serie di punti tutti quegli atteggiamenti “très italiens” e che ai suoi occhi sembravano bizzarri (ad esempio niente cappuccino dopo l’ora di colazione, niente cucchiaio per mangiare gli spaghetti, ma anche toccare il ferro per scongiurare la malasorte e così via). Che dire, le ho risposto che è tutto vero, ma che ci vuol fare, siamo fatti così 😉
Marina:
Comunque le traduzioni sono davvero approssimative: “Vado a farmi una veloce nuotata.”, “ti fidi di me con le tue cose…”… mah! ( anche questo fa “very italian! ;-)).
Ilaria:
Qualche anno fa, in un buon ristorante, il cameriere mi si è avvicinato e mi ha discretamente chiesto se il signore – visibilmente non italiano – che sedeva al tavolo con me gradiva un cucchiaio per mangiare il suo piatto di spaghetti ai fiori di zucca. Io avevo davanti un piatto di tagliolini, ma a me il cucchiaio non è stato proposto. Il che mi fa pensare che lo stereotipo – forse neanche tanto stereotipo – della pasta mangiata con l’aiuto del cucchiaio esiste, ma proiettato sul turista straniero. Forse il Guardian dovrebbe tener conto di questo.
Tra parentesi, ancora oggi, quando al ristorante ordiniamo pasta, ci scappa da ridere.
Licia:
@Marina: anche a me incuriosisce il filtro degli stranieri e in effetti come letture estive “da ombrellone” trovo rilassanti proprio quei libri di stranieri che più o meno bonariamente osservano le peculiarità di noi italiani (ad es. mi vengono in mente un paio di libri di Tim Parks e Annie Hawes).
@Ilaria: quando eravamo bambini, al mare, uno dei nostri divertimenti all’ora di pranzo era osservare gli stranieri nel ristorante dell’albergo di fronte a casa mentre mangiavano gli spaghetti: parecchi usavano il cucchiaio, c’era chi provava il metodo tradizionale (con scarsi risultati) e alcuni addirittura tagliavano gli spaghetti a pezzetti e poi li mangiavano a cucchiaiate. Non a caso poi nascono certi stereotipi… 😉
Licia:
A proposito di stranieri e spaghetti, ecco cosa ha inventato un americano per facilitare il loro consumo:
[via Il post]