“Missione” a Bruxelles

Post pubblicato il 26 maggio 2008 in blogs.technet.com/terminologia


Venerdì ero a Bruxelles alla Commissione europea. Ero stata invitata a parlare di Terminologia informatica: strumenti e metodologie alla Direzione generale della Traduzione (DGT).

Mi fa sempre piacere poter parlare del mio lavoro, soprattutto con chi opera in campo linguistico ma in ambiti diversi dal mio: le domande sono sempre interessanti e si scoprono punti in comune.  

La mission* della DGT, ad esempio, fa specifico riferimento alla qualità linguistica della traduzione, all’importanza della ricerca terminologica, alla leggibilità e fruibilità dei testi, all’interazione con il cittadino (l’utente finale). Sono tutti aspetti che rivestono importanza fondamentale anche nella localizzazione. La DGT sottolinea inoltre l’importanza di un flusso di lavoro ben definito e l’utilizzo di strumenti e tecnologie specifici, anche in questo caso elementi essenziali del processo di localizzazione.
Un altro esempio: il contenuto del database terminologico interistituzionale dell’Unione Europea, IATE, è accessibile pubblicamente per aumentare la disponibilità e la standardizzazione delle informazioni. Mi piace pensare che sia un punto in comune con il Portale linguistico Microsoft.

La visita alla Commissione europea è stata per me davvero interessante e anche molto piacevole, grazie alla grande cordialità di tutte le persone che ho incontrato.

Mission

* A proposito di mission, forma abbreviata di mission statement, questo termine è ormai comunemente usato in italiano (la ricerca su Internet dà decine di migliaia di risultati) ed è l’ennesimo esempio di prestito dall’inglese.

Bisogna ammettere che nessuna delle possibili alternative italiane è del tutto convincente:

  • il calco missione avrebbe connotazioni burocratiche e soprattutto religiose;
  • obiettivo sarebbe riduttivo perché limitato al raggiungimento di un risultato specifico;
  • filosofia, nell’accezione "complesso di idee, di principi che ispirano le scelte e la linea di condotta di persone, istituzioni ecc." non mi dispiace ma descrive solo una parte del concetto;
  • definizione del mandato è un’ottima soluzione con riferimento a istituzioni e organizzazioni ma non è adatta ad ambiti aziendali (mandato implicherebbe un intervento esterno che in un’azienda è presumibile solo in caso di azionisti);
  • dichiarazione di intenti e soprattutto dichiarazione programmatica sono i due termini che forse si avvicinano di più al termine inglese ma dichiarazione può richiamare il significato di "proclama" e soprattutto non è un termine evocativo, decisamente uno svantaggio quando va invece riprodotta la connotazione emozionale del termine originale.

E così, ancora una volta, il termine inglese si è fatto prepotentemente strada.