Vasco Rossi: in che senso “pazzo visionario”?

immagine della pagina di Instragram che la foto della prima pagina del tema di Vasco Rossi e il commento del cantante che inizia con “Proprio oggi (11 marzo) nel 1972 stavo scrivendo il mio “Tema libero su un tema libero”!

Mi è capitato di leggere Vasco Rossi, il tema a scuola chiesto dal prof «che mi ha aperto il cervello». Cosa aveva scritto da studente e la lezione prima del successo, un articolo che riporta un compito in classe del 1972 condiviso dal cantante. In una delle frasi del tema c’è un aggettivo che ha attirato la mia attenzione perché ritengo probabile che chi legge il testo ora gli attribuisca un significato diverso da quello inteso da Vasco Rossi 53 anni fa:

[…] L’uomo che sogna non serve! E le madri non protestano nel vedersi strappare i figli dal seno per impiegarli e trasformarli in una massa informe di materia grigia, da bruciare come elemento propulsore di questa civiltà. Tutto questo è tanto triste quanto di una evidenza pazzesca. Eppure a volte sono costretto a chiedermi se sono io, il pazzo visionario. La maggior parte di quelli che mi circondano, pare che non si accorgano di niente. […]

Variazione diacronica

Nel 2025 l’aggettivo visionario viene usato prevalentemente con connotazioni positive: è descritto come visionario chi dimostra grande fantasia e creatività e/o che si rivela lungimirante e riesce a immaginare chiaramente come sarà il futuro.

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Mark Carney (NON premier!) su America vs Canada

Oggi in Canada l’economista Mark Carney presta giuramento come nuovo primo ministro. Qualche giorno fa si è espresso così sull’intenzione reiterata di Donald Trump di annettere il Canada agli Stati Uniti come 51º stato: 

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America is not Canada. And Canada never, ever will be part of America in any way, shape or form

Ho riportato la frase perché l’affermazione “il Canada non farà mai parte dell’America” mi pare un esempio significativo per chi ritiene che in italiano l’uso del nome America e dell’aggettivo americano nel senso di Stati Uniti e statunitense sia lessicalmente improprio e irrispettoso per gli abitanti degli altri paesi del continente americano. Le parole di Carney però dimostrano che questa sineddoche non è un problema per i canadesi, né in inglese né in francese (anche in vari paesi ispanofoni del continente americano viene fatto un uso simile dell’aggettivo americano).

In italiano mi pare quindi futile cercare di contrastare America / americano per Stati Uniti / statunitense in registri non formali: è un uso attestato perlomeno dall’inizio del XIX secolo che raramente presenta ambiguità, nel caso risolte dal contesto. 

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Pandemia: 5 anni ancora senza definizione

Sono passati 5 anni dall’11 marzo 2020, data in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato come pandemia quella che fino allora era stata descritta come epidemia di COVID-19:

Post dell’OMS (WHO) dell’11 marzo 2025 con il testo “5 years ago, on 11 March 2020, the Director-General Dr Tedros for the first time said that the #COVID19 epidemic was now a pandemic. This decision was taken based on the escalating situation and some countries’ inaction” e un’immagine di calendario in cui è evidenziata la data 11 marzo, con il titolo “Five years ago, on this date…” e un post-it con la nota “on the basis of data trends, Dr Tedros for the first time used the word ‘pandemic’ to describe the COVID-19 epidemic”

Esattamente 5 anni fa ho pubblicato Da epidemia a pandemia: aspetti terminologici, in cui avevo espresso le mie perplessità sulla mancanza di una definizione precisa di cosa intendesse l’OMS con pandemia (pandemic), identificata genericamente come “la diffusione mondiale di una nuova malattia”.

Avevo osservato che non veniva specificato quali criteri e relative soglie venissero usati per ricorrere alla classificazione di pandemia, che appariva del tutto a discrezione dell’OMS. Il confronto con altre definizioni istituzionali aveva confermato che si trattava di un concetto soggettivo, non misurabile, e che sarebbe stata necessaria una definizione rigorosa e più precisa di pandemia.

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Pickpocket, anglicismo superfluo e stagionato

immagine da videosorveglianza di borseggiatori in azione e titolo “Così i pickpocket derubano i turisti a Firenze: il colpo a tre ripreso dalle telecamere”

Questo titolo mi è stato segnalato da più persone, perplesse dall’uso della parola inglese pickpocket in un contesto italiano. Ho commentato che se si chiedesse a chi l’ha usata di spiegare la differenza tra pickpocket e borseggiatore e perché ha optato per l’anglicismo, probabilmente non saprebbe cosa rispondere. 

In inglese pickpocket è la persona che ruba da borse o tasche altrui in un luogo pubblico, esattamente la stessa attività del borseggiatore (o borsaiolo) italiano. È chiaramente un anglicismo superfluo: persino a Milano, capitale dell’itanglese, gli annunci in metropolitana esortano a fare “attenzione a borseggiatrici e borseggiatori”.

Può darsi che nei media italiani si ricorra a pickpocket perché nei titoli consente di risparmiare ben 3 caratteri (!) e attira l’attenzione, ma credo intervenga soprattutto il famigerato terrore delle ripetizioni che, in mancanza di sinonimi, spesso spinge a usare parole inglesi.

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Orzotto, peazotto e altri pseudoitalianismi

Uno pseudoforestierismo o falso forestierismo è una parola che ha l’aspetto di un prestito da un’altra lingua ma che in quella lingua 1 ha un altro significato oppure 2 non esiste.

In italiano abbondano gli pseudoanglicismi ma è un fenomeno che si riscontra anche in altre lingue, come mostrano due pseudoitalianismi molto simili ma di tipo diverso (1 vs 2) visti in un quotidiano britannico:

Titoli in inglese con foto: 1 Quick and easy recipe for mushroom, spinach and hazelnut orzotto (an early autumn risotto-style dish using low-faff orzo instead of rice. Just add parmesan, brown butter and crisp sage at the end) e 2 Vegan recipe for peazotto with pickled peas (the freshness of pureed peas and mint and the tartness of lemony pickled peas combine to give pasta ‘rice’ a perky, vibrant lift)
Fonti: orzotto e peazotto (nel secondo esempio si può notare il potenziale falso amico vibrant)

1 In inglese la parola orzotto è sufficientemente diffusa in ambito gastronomico ma ha un significato diverso dalla parola italiana: non è un piatto a base di orzo perlato ma una pasta risottata preparata con un formato di pasta di piccole dimensioni che in Italia è commercializzato come risoni e nei paesi di lingua inglese invece come orzo: dettagli in Falsi amici in cucina: orzo (“awr-zoh”).

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Relazioni internazionali alla Casa Bianca: tu o lei?

Immagine dall’incontro alla Casa Bianca tra Zelensky, Trump e JD Vance con traduzione di parole di Vance: “È irrispettoso da parte tua entrare nello Studio Ovale e cercare di discutere questa questione di fronte ai media americani. […] Dovresti ringraziare il presidente”

Una nota linguistica sullo sconcertante incontro alla Casa Bianca tra Trump, JD Vance e Zelensky: gran parte dei media italiani ha tradotto il dialogo informalmente ricorrendo al tu, presumo per un automatismo you tu e per i toni concitati, senza però considerare il tipo di contesto e la situazione, un incontro al vertice tra massime cariche di due paesi su una questione cruciale a livello mondiale.

In inglese non esiste la distinzione di pronomi allocutivi informali e formali come in italiano e ci si rivolge a chiunque con you. Non significa però che non esistano modi per esprimere il tipo di relazione tra emittente e ricevente: la formalità si esprime con scelte lessicali e rivolgendosi alle persone con titolo e cognome, o solo con il titolo, e così è stato anche in questo caso.

Esempi:

  • Vance a Zelensky:
    That’s what President Trump is doing” (non dice Donald)
  • Vance a Zelensky:
    Mr. President, with respect, I think it’s disrespectful for you to come into the Oval Office to try to litigate this in front of the American media […] You should be thanking the president for trying to bring an end to this conflict.”
  • Zelensky a Trump:
    I’m not playing cards. I’m very serious, Mr. President. I’m very serious.”

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Fra le righe. Il piacere di tradurre – a Lugo

Appuntamento venerdì 7 marzo alle 21 al Caffè letterario di Lugo (Ravenna):

Locandina del caffè letterario di Lugo: Silvia Pareschi presenta “Fra le righe”. Una delle più note traduttrici di narrativa angloamericana contemporanea, in questo libro ci invita a esplorare il meraviglioso laboratorio della traduzione, in cui le regole incontrano la creatività e la grammatica si mescola con l’esperienza.

Silvia Pareschi presenterà il suo libro Fra le righe. Il piacere di tradurre e ci sarò anch’io per una breve introduzione. Non vedo l’ora di ritrovare Silvia perché so che ci appassionerà con racconti e dettagli del suo mestiere di traduttrice letteraria, un’avventura intellettuale ricca di sfide e soluzioni creative.

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Divagazioni su topoconduttore

Microsoft ha annunciato di aver sviluppato nuovo tipo di processore quantistico, Majorana 1, che ricorre a un particolare tipo di materiale denominato topological superconductor o più brevemente topoconductor

In inglese immagine con didascalia “The world’s first topoconductor” che illustra la differenza tra superconductor (“a material where electricity flows with zero resistance”), semiconductor (“a material that allows precise control of electron density”) e topoconductor (“a protected form of matter”)
immagine: quantum.microsoft.com

Nelle notizie in italiano viene usato il calco topoconduttore, coerente con altri termini del tipo x-conduttore come ad es. semiconduttore, superconduttore, quasiconduttore, fotoconduttore.

Non so quasi nulla di computer quantistici e inevitabilmente topoconduttore mi ha fatto pensare a tutt’altro: un famigerato test di traduzione di fine secolo scorso, rimasto leggendario nel mio ambito, in cui un sedicente ingegnere aveva tradotto mouse driver con conduttore del topo.

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L’IA “sciacqua i panni in Arno”. Il ruolo della traduzione

Che impatto ha l’intelligenza artificiale sulla lingua italiana e sulla traduzione? Se ne discute lunedì 24 febbraio in un convegno con diretta streaming:

Programma del convegno. Relatori: Giuseppe Antonelli, “L’IA-taliano e le sue varietà”;  Federico Gaspari, “I panni sporchi si lavano in casa: gli studi sulla traduzione alle prese con l’intelligenza artificiale generativa”; Maria Margherita Mattioda, “La traduzione automatica neurale: innovare la didattica per una professionalizzazione delle competenze”;

L’intelligenza artificiale “sciacqua i panni in Arno” – Il ruolo della traduzione è un convegno organizzato dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea che lo sintetizza con questa descrizione:

Accademici di spicco esploreranno le interazioni tra gli ambiti dell’intelligenza artificiale, della linguistica e della traduzione, mettendone in luce, tra le altre cose, le ricadute professionali e didattiche e gli effetti sulla lingua che parliamo ogni giorno.”

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Ciaspoling, gommoning, divaning…

Un nuovo nome per le ciaspolate proposte da associazioni turistiche e attività commerciali in alcune località di montagna:

immagine di due ciaspolatrici e testo “CIASPOLING – Attività sportiva assimilabile al trekking ma sulla neve”

Ciaspoling è un tipico esempio di neoformazione ibrida ottenuta da base italiana, ciaspola, con il suffisso inglese –ing che identifica un’azione. In questo caso presumo che al suffisso venga attribuita la funzione ancora più specifica di identificare una pratica sportiva, grazie all’associazione ad anglicismi noti come jogging, trekking, hiking, curling, snorkeling, surfing, free climbing, nordic walking, skating, rafting, spinning…

È un caso palese di inglese farlocco, pensato da italiani per italiani che non sanno che in inglese l’escursionismo con le ciaspole si chiama invece snowshoeing.

Un altro pseudoanglicismo che usa lo stesso tipo di costruzione, base italiana gommone + suffisso inglese –ing, è gommoning, un’attività fatta a bordo di canotti su corsi d’acqua. In inglese si chiama [float] rafting (diventa white-water rafting se prevede la discesa di rapide di fiumi e torrenti ➝ rafting in italiano). Lo pseudoanglicismo gommoning si differenzia però da ciaspoling perché ne viene fatto anche un uso spiritoso che ci si aspetta venga riconosciuto dai destinatari, come nel primo di questi due esempi: 

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Se le temperature sono “da record”

Qualche giorno fa Copernicus, il servizio di monitoraggio dei cambiamenti climatici dell’Unione europea, ha pubblicato i dati relativi al mese di gennaio 2025. Alcuni titoli sulla notizia, con un commento del climatologo e meteorologo Giulio Betti:

Immagine di carta europea con anomalie termiche e titoli: 1 Clima, Copernicus: “Gennaio 2025 è stato il più caldo di sempre”; 2 Nuovo record, mai così caldo anche a gennaio; 3 Mai così caldo, record storico per gennaio 2025; 4 Gennaio 2025, il più caldo della storia, 5 Gennaio 2025 il più caldo di tutti i tempi

L’intero commento di Betti:

Non so più come dirlo: scrivere che è stato “il gennaio più caldo di tutti i tempi” non solo è sbagliato, ma anche controproducente! Così sembra che gennaio 2025 sia stato il più caldo degli ultimi 4.5 miliardi di anni. Bisogna sempre riferirsi ad un periodo, altrimenti la fatica è doppia perché mi trovo a dover smentire le sciocchezze e le frottole dei negazionisti e a stigmatizzare titoli che non fanno altro che prestare il fianco alla galassia di chi sminuisce o non riconosce il grande problema rappresentato dal cambiamento climatico.

I dati di Copernicus rivelano che gennaio 2025 è stato, a livello globale, il più caldo dal 1979, l’anno in cui sono iniziate le osservazioni:

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Non italiani in treno? Preparate(vi)!

Alla Stazione Centrale di Milano biglietti e abbonamenti non devono più essere esibiti a controllori per poter accedere ai binari. Si passa invece attraverso tornelli con lettura automatica, simili a quelli della metropolitana. Per sveltire le code dei tabelloni luminosi invitano a preparare il biglietto.

La versione inglese, che ha sostituito il precedente TICKET CONTROL, è comprensibile ma inadeguata:

Cartello luminoso con la scritta in inglese DEPARTURES PREPARE YOUR TICKET

È stata usata la traduzione letterale del verbo italiano preparare che indica semplicemente che il biglietto deve essere a portata di mano (lo stato del biglietto non cambia: non subisce alcuna modifica).

In inglese, però, prepare something significa make something ready for use. Implica un’azione e/o una trasformazione, ad es. prepare a report o prepare a meal, e ha il senso allestire o predisporre per uso futuro. Si potrebbe dire prepare a ticket nel contesto di un’agenzia di viaggi per descrivere l’emissione di un biglietto cartaceo che poi verrà ritirato, mentre risulta incongruo per un biglietto che deve solo essere mostrato o avvicinato a un lettore. In questo caso di solito si dice have something ready.

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“Zar del Fentanyl”, “predatore”, “bro”…

Ho aggiornato alcuni post che descrivono falsi amici  con nuovi esempi di traduzioni superficiali, imprecise o senza senso nei media italiani.

Fentanyl Czar

Titolo del 3 febbraio 2025 ore 23:04 “Il patto Trump-Trudeau: elicotteri, 10mila uomini al confine e zar del fentanyl”

In seguito alle contrattazioni tra Canada e Stati Uniti per evitare dazi reciproci, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato alcune misure per combattere il traffico di Fentanyl, un oppioide sintetico che nel Nord America causa di molte morti per overdose, e si è impegnato a nominare un’apposita figura istituzionale che se ne occupi:

Canada is making new commitments to appoint a Fentanyl Czar

Come prevedibile, in italiano è apparsa la traduzione letterale ma priva di senso zar del Fentanyl, senza alcuna spiegazione.

Ho aggiunto questo esempio a USA: zar dei confini e ignoranza dei media, dove ho descritto un’accezione della parola inglese czar inesistente nell’italiano zar, con vari esempi d’uso. In sintesi, indica una persona che ha poteri straordinari o a cui è conferita un’autorità particolare in un determinato campo. Si direbbe che la parola piaccia molto a Donald Trump, che vi ricorre spesso, e probabilmente è il motivo per cui è stata usata anche da Trudeau.

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Lessico potenzialmente ingannevole: marcescenza

pianta di Quercus rubra (quercia rossa) con foglie secche sui rami

Questa giovane pianta di quercia rossa fotografata a fine gennaio ha una caratteristica che consente di rimarcare la distinzione tra lessico generico (parole che possono essere usate in vari contesti) e lessico specialistico (termini che identificano concetti specifici usati in ambiti settoriali).

Nel lessico comune la parola di registro elevato o letterario marcescenza ha un significato trasparente, molto simile a marciume. L’aggettivo corrispondente è marcescente e indica uno stato di decomposizione o putrefazione.

In botanica, un ambito specialistico, i termini marcescenza e marcescente hanno invece un altro significato, difficilmente intuibile, che identifica un fenomeno tipico di alcune piante caducifoglie, come alcune specie di quercia, di faggio e di carpino. In autunno le foglie di queste piante appassiscono e si seccano ma non cadono, permangono sui rami durante l’inverno e si staccano solo in primavera quando la pianta inizia a germogliare.

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Il “succo di cetriolo” dei tennisti

Due titoli di notiziola in tema tennistico:

Foto di Jannik Sinner in una pausa durante una partita con in mano una bottiglietta con tappo giallo e titolo "Da Sinner a Badosa, perché i tennisti usano il succo di cetrioli?". Vicino, altro titolo: "Da Sinner a Zverev, perché durante i match i tennisti bevono succo di cetriolo".

Il riferimento è a un prodotto commercializzato come Pickle Juice, una bevanda funzionale usata principalmente per combattere i crampi. È contenuta in una bottiglietta di plastica con il tappo giallo che la rende immediatamente riconoscibile.   

A quanto pare in inglese è stata argomento di discussione nei media e nei social. Pedissequamente hanno ripreso l’argomento anche alcuni media italiani che hanno tradotto pickle con cetriolo o con cetriolino sottaceto, ricorrendo alla corrispondenza più frequente “da vocabolario” ma senza fare alcuna verifica.

Pickle, che in inglese americano è il cetriolino e in altre varietà di inglese può indicare varie altre verdure sottaceto, è però anche il liquido di conservazione (aceto, salamoia o altro). È a questo che rimanda il nome del prodotto Pickle Juice che non contiene cetriolo, in nessuna forma:

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