Uniche certezze sulle elezioni americane

Vignetta sulle elezioni presidenziali americane e word cloud con le parole descritte in questo post

Negli Stati Uniti oggi 5 novembre è Election Day (il martedì dopo il primo lunedì di novembre) e i sondaggi sulle elezioni presidenziali non sono in grado di indicare chi tra i due candidati prevarrà.

L’unica certezza su quello che succederà oggi sono le parole ed espressioni che sicuramente troveremo nelle notizie in italiano. Ripropongo qui alcuni plastismi e falsi amici ricorrenti che ho già evidenziato negli anni scorsi. 

In Cliché dei media italiani: the Donald, tycoon ho descritto due nomi immancabili nelle notizie italiane su Trump ma che in inglese non vengono affatto usati nel contesto delle elezioni presidenziali. Alquanto improbabile che un consigliere di Trump lo chiami allo stesso modo della prima moglie, come invece fa intendere questo titolo: Il consigliere di Trump all'AGI: “Vi spiego perché vincerà The Donald”

Un classico di tutte le elezioni, non solo americane, è l’errore exit pool anziché poll, cfr. I problemi degli exit pool / pole.

Testo: Elezioni USA 2024: notizie, exit pool e risultati

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Desaparecidos in Spagna?

Un dettaglio osservato da @jhack in una notizia sull’alluvione del 29 ottobre a Valencia è rappresentativo di un fenomeno ricorrente nei media italiani:

Testo da un articolo del Corriere della Sera: “Nel giorno in cui le autorità spagnole decidono finalmente di dispiegare a pieno la macchina logistica per affrontare l’emergenza, un’anziana trovata viva in casa, abbracciata al cadavere della cognata, e un’altra donna estratta da un sottopassaggio, sollevano lo scontato interrogativo su quante persone si sarebbero potute salvare con interventi più tempestivi. Le vittime accertate sono 211 (molte ancora da identificare) ma le stime sui desaparecidos le alzerebbero a dieci volte di più.”

È l’ennesimo esempio di terrore delle ripetizioni e conseguente ricerca ossessiva di sinonimi che prevalgono sulla precisione e la correttezza delle informazioni. Spesso, come in questo caso, le alternative scelte tradiscono conoscenze inadeguate del lessico italiano.

Titolo in spagnolo: “Qué se sabe sobre los desaparecidos de Valencia: por qué no se conoce la cifra real”

In spagnolo la parola desaparecido indica genericamente una persona di cui non si sa né dove sia, né se sia ancora in vita. In italiano invece è stata acquisita come prestito con un’accezione specifica e una restrizione di significato rispetto alla lingua originale, come spesso accade ai forestierismi.

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Zucche, cocomeri e altri grandi frutti di Halloween!

Ormai è noto che il Grande cocomero dei Peanuts nell’originale inglese in realtà è una zucca, Great Pumpkin. Quando ho visto Grande cetriolo nella striscia tradotta in italiano mi è venuta subito la curiosità di sapere che altro frutto fosse stato usato nell’originale perché ho pensato che Great Cucumber fosse poco probabile. Ho scoperto che è un acino d’uva:

Nella striscia il nome di entità alternativa Great Grape funziona non solo perché l’uva è un altro frutto autunnale, quindi coerente con il contesto di notte di Halloween, ma anche perché è un nome immaginario in cui si riconoscono due costrutti che in inglese sono ricorrenti in giochi di parole e in nomi memorabili:

  • allitterazione, la ripetizione di una stessa consonante o sillaba in parole contigue, qui a inizio parola: grgr 
  • coppia minima: due parole di una stessa lingua che si differenziano per un solo fonema, collocato nella stessa posizione in entrambe, qui /ɡreɪt/ vs /ɡreɪp/  (altri esempi in Coppia minima per sorridere in absentia). 

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Inglese farlocco cringissimo: How ARS you?

immagine di personale medico all’estremità della scritta gigante HOW ARS YOU?

Ho ricevuto varie segnalazioni della pubblicità di una casa di cura di Roma, Ars Medica, che reclamizza i propri servizi con l’infelice gioco di parole HOW ARS YOU?

Stranamente tra le specialità della clinica romana non c’è la proctologia, che è il ramo della medicina che può venire in mente a chi conosce sufficientemente bene l’inglese. Temo infatti sia inevitabile che lo slogan faccia pensare alla parola volgare arse, culo, che in senso figurato è simile a testa di c… (ma è anche un verbo).

How ARS you? è un esempio maldestro di inglese farlocco, pseudoinglese pensato da italiani per italiani che hanno solo conoscenze scolastiche dell’inglese: in questo caso è sufficiente sapere la frase elementare how are you?

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“Posa il fiasco!” (però non in inglese)

L’espressione posa il fiasco! è ricorrente sui social da almeno una decina di anni, però non è ancora registrata da nessuno dei principali dizionari italiani. Se una persona non di madrelingua mi chiedesse cosa significa, sarebbe facile chiarire che è una reazione sarcastica, non volgare ma implicitamente offensiva, verso qualcuno che fa affermazioni insensate, inverosimili, assurde o palesemente false, come quelle di un ubriaco che non è in pieno possesso delle proprie facoltà mentali.

Per far capire perché è un insulto stringato ma incisivo andrebbe però spiegato che l’abbinamento delle parole posare e fiasco è particolarmente efficace grazie a connotazioni aggiuntive e informazioni extralinguistiche che fanno parte delle conoscenze enciclopediche di parlanti nativi:

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Foliage 🍁🍂 non fa rima con fromage 🧀

Ho ricevuto questo esempio con il commento “così hai una nuova scusa per ricordare che foliage non è una parola francese ma inglese”:

Immagine di vigneti con colori autunnali e testo “…in Piemonte per ammirare il foliage orizzontale del MONFERRATO. In questo periodo dell’anno le foglie dei vigneti virano verso i toni del rosso e del ruggine”

Chissà cosa aveva in mente chi ha usato la descrizione foliage orizzontale. A me fa pensare a piante che abbiano tutte le foglie disposte parallelamente al terreno, e non è il caso delle viti.

In inglese infatti foliage vuol dire genericamente fogliame, non ha il significato particolare di “fenomeno naturalistico autunnale che è attrazione turistica” che ha assunto in italiano (fatto derivare da fall foliage, come già descritto).

La pronuncia di foliage

L’aspetto particolare dell’uso italiano della parola foliage però non è lo slittamento semantico che caratterizza molti pseudoanglicismi, ma la pronuncia “alla francese” /fɔliˈjaʒ/ o /fɔˈljaʒ/, simile a fromage.

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Solo nei media: f–king ➝ “fottuto re”

⚠️  STRONG LANGUAGE  ⚠️

Nel suo ultimo libro il giornalista americano Bob Woodward ha riportato una frase molto colorita di Joe Biden, “That son of a bitch, Bibi Netanyahu, he’s a bad guy. He’s a bad fucking guy”, che è stata tradotta malamente dall’ANSA e poi propagata senza alcuna modifica da vari media:

Biden called Netanyahu a ‘bad f–king guy’

Ultima ora ANSA dell’8 ottobre 2024: “Biden ha definito Netanyahu un figlio di p…”. E “un cattivo fottuto re”, secondo il nuovo libro di Woodward.

Incredibilmente, il segmento king in f–king è stato interpretato come se fosse la parola inglese per “re”. Chi ha tradotto non ha riconosciuto uno degli espedienti grafici comunemente usati nei media anglofoni per attenuare le espressioni volgari, ad esempio fucking può essere riscritto come f***ing, f’ing, f–king, effing ecc. Eppure anche in italiano si usano accorgimenti simili, ad es. figlio di p…, un vero str***, caxxo.

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Interferenze “grafiche” dell’inglese

Notiziola linguistica dalla Germania che dà lo spunto anche per alcune considerazioni sull’italiano:

Titolo e sottotitolo in inglese: “Germans decry influence of English as ‘idiot’s apostrophe’ gets official approval. Linguistic body has relaxed rules on use of apostrophe to show possession, not traditionally correct in German”. Immagine di insegna tedesca di nome “Wolf’s Würstelstand”
Per chi parla tedesco: „Rudi’s Würstelstand“ ist nun korrekt, sagt der Rechtschreibrat

In tedesco solitamente il genitivo dei nomi propri si indica aggiungendo una s, ad es. EvaEvas (con alcune eccezioni). Nelle insegne di attività commerciali però sono diffusissimi i nomi a cui è aggiunto anche un apostrofo, come in inglese. È un uso finora stigmatizzato che, come per altri esempi di apostrofi superflui, è descritto con il nomignolo Deppenapostroph, “apostrofo dell’idiota”.

Qualche mese fa il Consiglio per l’ortografia tedesca (Rat für deutsche Rechtschreibung) ha deciso che nel caso di nomi propri all’interno di nomi propri, ad es. denominazioni di attività commerciali, ora è accettabile indicare il genitivo con s. Ad esempio, Eva la fiorista può scegliere tra due diverse grafie per il suo negozio: Eva’s Blumenladen o il più tradizionale Evas Blumenladen.

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I cookie non danno la felicità

Provo parecchio fastidio ogni volta che in qualche sito mi appare questo messaggio:

Testo: Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.

È la traduzione letterale ma errata, diffusissima, di

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Chi ha tradotto non sa che l’espressione happy with something (o somebody) non ha nulla a che vedere con la felicità ma segnala invece che la cosa (o la persona) specificata accontenta o soddisfa, oppure che non dà motivo di preoccupazione o di avversione.

In inglese il senso del messaggio sui cookie è che si dà per scontato che chi lo legge e continua a usare il sito non ha nulla in contrario al loro uso.

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Insolite coincidenze su “ti kisso”

In libreria ho sfogliato un nuovo libro che mi aveva incuriosita, Dizionario per boomer. Mi ha molto colpita il capoverso di esordio a pagina 5:

Testo da Dizionario per boomer di Beatrice Cristalli: Nel 1917, Velia Titta Matteotti chiudeva una lettera al marito Giacomo con “ora ti kisso”. Nulla di così distante dall’itanglese che la generazione dei Millennials (i nati tra il 1980 e il 1995 circa) utilizzava sulle prime piattaforme social. Come lo spieghiamo ora che l’impoverimento della lingua italiana non è tutta colpa del digitale e dei giovani? Questo esempio di idioletto di coppia ci mostra bene come i meccanismi linguistici comunemente associati al lessico contemporaneo esistano da più di un secolo.

Ho riconosciuto subito l’inusuale esempio “ora ti kisso” di Velia Titta Matteotti perché l’avevo usato come spunto per un post del 2023.

link al post “Ora ti kisso” (ma era più di un secolo fa!) del 13 novembre 2023

Nel mio post avevo commentato così kissare (e forghettare):

Immagino che queste alternative “itanglesi” a baciare e dimenticare siano esempi specifici dell’idioletto della coppia, quindi un uso estremamente ristretto. Sono però significativi perché mostrano che anche più di un secolo fa si usavano meccanismi linguistici comunemente associati al lessico contemporaneo – come i verbi recenti performare, brieffare, forwardare, linkare e flexare – e che per molti sono la riprovevole dimostrazione della corruzione senza precedenti che starebbe subendo l’italiano del XXI secolo per colpa dell’inglese.

È davvero una curiosa coincidenza.

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Confronto all’americana con colpevole farlocco!

Una pubblicità fotografata da Michele Gravino a Roma: 

pubblicità con cavatappi e apribottiglie allineati come in un confronto all’americana e la scritta WHO IS THE GUILTY?

La frase Who is the guilty? è un esempio perfetto della sottocategoria di pseudoanglicismi che classifico come inglese farlocco

nomi di prodotti o di servizi, slogan o altre brevi comunicazioni che sono pensati da italiani per italiani. Sono formati assemblando parole inglesi in combinazioni poco idiomatiche, errate o addirittura inesistenti, però facilmente comprensibili da chi ha solo conoscenze scolastiche dell’inglese, tanto che ogni spiegazione italiana viene ritenuta superflua: basta tradurre letteralmente in italiano

Per chi conosce il significato della parola dell’inglese di base guilty, “colpevole”, non occorre nessuno sforzo per interpretare la pubblicità. In inglese però la frase è agrammaticale e comunque la scelta lessicale è poco plausibile nel contesto di un confronto all’americana.

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Inglese “impossibile” al Wired Next Fest di Rovereto

locandina del Wired Next Fest 2024 di Rovereto con dettagli su conversazione con Licia Corbolante

Il Wired Next Fest di Rovereto è un evento dedicato a innovazione, tecnologia, scienza e cultura. Il tema di questa edizione è Impossibile.

Sabato 28 settembre ci sarò anch’io per una conversazione su falsi amici, pseudoanglicismi, inglese farlocco e interferenze dell’inglese nell’italiano. Dettagli in Il nostro inglese impossibile (o meglio, improbabile!).

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Breton: “Cara Ursula, ti scrivo…” O no?

Un nuovo esempio della faciloneria con cui molti media italiani affrontano la traduzione:

tweet di Mario Tedeschini-Lalli: Almeno un tg e alcuni siti d’informazione italiani citano la lettera di dimissioni del commissario europeo Thierry Breton che si rivolgerebbe alla presidente Von Der Leyen con il “tu”. Ma il testo pubblico è in inglese e in francese sembra più correttamente tradotto con il “vous”

Contesto: le dimissioni del commissario europeo Thierry Breton presentate alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen con una lettera in inglese che Breton ha reso pubblica. È una comunicazione che avviene in un contesto istituzionale formale: 

immagine della lettera di Breton

In inglese non esiste la distinzione di pronomi allocutivi informali e formali come in italiano, e ci si rivolge a chiunque con you. Non significa però che non esistano modi per esprimere il tipo di relazione tra emittente e ricevente, indicata dai due parametri di simmetria / asimmetria e di confidenza / distanza.

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Falsi amici: collapse ≠ collassare

Stesso dettaglio da una notizia in inglese e una in italiano sulle devastazioni causate dalla tempesta Boris nell’Europa centro-orientale:

Foto di ponte crollato causa alluvione. Didascalia in inglese: “submerged cemeteries and collapsed bridges in drone footage of Europe floods”. Testo italiano: La regione di confine tra la Polonia e la Repubblica Ceca è dove nel fine settimana ci sono stati maggiori danni alle infrastrutture, con vari ponti collassati, e ai centri abitati.

Collapse

Nel lessico comune inglese l’accezione principale e più frequente del verbo intransitivo collapse riguarda edifici e altre strutture e significa crollare improvvisamente e rovinosamente. Collapse è anche usato metaforicamente per istituzioni, sistemi, organizzazioni, aziende, accordi, idee ecc. nel senso figurato di implodere, avere una grave crisi, andare in rovina, fallire (e crollare per economia, borsa, azioni, valuta. Nel senso di malore significa svenire e anche stramazzare, e colloquialmente crollare [sul divano, letto o altro] e spaparanzarsi.

Collapse ha anche altre accezioni più specifiche. Ad esempio, nelle interfacce grafiche collapse è un verbo transitivo che indica l’azione di nascondere parti di una struttura – come paragrafi in un documento, righe e colonne in un foglio di calcolo o in una tabella – per rendere più agevole la visualizzazione o avere una migliore visione d’insieme; l’azione opposta è expand.

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